​Studiare Artusi all’Università del Wisconsin-Madison ai tempi del Covid

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Il buono del sapere

La scrittrice italoamericana Helen Barolini, nel suo ricettario Festa: Recipes and Recollections of Italian Holidays (1988), spiega che è durante un periodo vissuto in isolamento tra casa e vita di paese in Italia che inizia il suo apprendistato alla cucina italiana e alla lingua italiana anche grazie alla Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Racconta che la sua reazione allo stile di vita italiana che prevede la preparazione di due pasti al giorno era stata “o mi uccide o mi insegna a cucinare”. E così ha imparato a cucinare. Il periodo trascorso in Italia lontano dagli Stati Uniti viene descritto come una sorta di esilio in un luogo e un tempo remoto tanto da identificarsi con Artusi ed immaginarsi come una “Artusi donna”. L’uso pratico della Scienza in cucina ai fornelli si accompagna allo studio del ricettario artusiano come importante modello di “food writing”. Il doppio uso del libro da parte di Barolini in un periodo di isolamento può farci riflettere sulle nostra attività durante la pandemia.

Insegno da anni un corso universitario (“Food Cultures of Italy”) su letteratura e gastronomia italiana in cui propongo romanzi e ricettari italiani in modo da creare sinergia e dialogo tra i vari testi. Guido gli studenti all’analisi del farsi del testo e del farsi di un piatto, del genere del racconto e del genere della ricetta, delle aspettative da parte del lettore dell’uno e dell’altro testo.

Il corso “Food Cultures of Italy” si è tenuto via Zoom durante la pandemia. Come superare la soglia e il limite di Zoom? Come creare uno spazio conviviale che possa andare oltre lo schermo di Zoom? Mi sono prefissa lo scopo di promuovere la cucina di casa “a casa” degli studenti durante il Covid. La “casa” degli studenti era la casa dei genitori, l’appartamento con gli amici, il “dorm” con altri studenti. Oltre ad aprire i libri, abbiamo aperto frigo e dispense e siamo entrati nelle nostre cucine realizzando i piatti dai libri studiati, soprattutto dalla Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Gli studenti sono molto sensibili a questioni ecologiche e sostenibili ed apprezzano Artusi perché molte ricette sono a basso costo, richiedono prodotti di stagione e si possono adattare al proprio gusto o agli ingredienti disponibili. Non sorprenderà che per il progetto “Students in the Kitchen” (in cui ogni studente ha realizzato una videoricetta condivisa in uno spazio blog) siano state tante le ricette selezionate dal ricettario artusiano (dagli “spaghetti alla rustica” ai “biscotti della salute”). È stato emozionante vedere gli studenti condividere il cibo preparato con coinquilini, amici e familiari che conferma che, preparando ed assaggiando insieme sapori italiani, si sono creati spazi conviviali oltre Zoom. Ci auguriamo di tornare in aula a settembre ma il doppio uso di Artusi durante la pandemia ha funzionato e forse ci ha fatto sentire tutti un po’Artusi.

Grazia Menechella

Docente di letteratura italiana contemporanea

University of Wisconsin-Madison