La cucina italiana verso UNESCO

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Il buono del sapere

Casa Artusi di Forlimpopoli ha come lascito La scienza in cucina di Pellegrino Artusi, un lascito coltivato studiando, insegnando la cucina di casa, di ieri e di oggi.

La cucina di casa è all’origine di una identità italiana, ed è il vettore oggi di un made in Italy commerciale di successo. L’importanza conferita da Artusi alla pasta fresca e compra, agli spaghetti stessi, è solo uno degli aspetti di una nuova cultura gastronomica che si è espressa non solo con ingredienti di pregio ma con vegetali di ogni sorta, con varietà di pane, dalla focaccia alla piadina al casarau.

La cucina di casa richiede la presenza del cuoco o della cuoca domestica che si misurano con le proprie o altrui ricette, che operano per nutrire non solo il corpo ma la famiglia tutta, che scelgono ingredienti di qualità funzionali a tutte le fasi di preparazione, inclusa la presentazione nel piatto.

Rispetto alla grande cucina industriale, surgelata e non, quella di Artusi, più che centenaria, ha il pregio di offrire una sequenza di lavoro semplice, alla portata di chiunque, con tempi compatibili con qualsiasi professione, ed un risultato di qualità. L’esistenza, in Italia, di cucine locali e regionali, la diversità di territori or di monte or in pianura, marini o collinari, ha prodotto piatti diversi, ma la loro origine familiare, l’agevolezza della preparazione, hanno permesso di identificarli con un nome, favorendo la loro migrazione prima in Italia poi fuori.

Già Artusi insegnava piatti romagnoli ed emiliani, fiorentini o romani, considerando la varietà come un indice fondamentale della cultura linguistica e gastronomica italiana. I suoi cappelletti potevano esse seguiti da saltimbocca alla romana, e non disdegnava con una salsiccia con l’uva l’estrema facilità di preparazione.

Grazie a questo, un piatto di spaghetti al pomodoro, o uno di ravioli, hanno viaggiato, al seguito della pizza, in tutto il mondo, senza che mai sorgesse un dubbio sulla loro identità e sulla voglia di ritrovarli. Artusi infatti è stato pubblicato in giapponese nel 2020, e si sta attualmente preparando la traduzione cinese, segno non solo di una facilità di trasmissione delle sue ricette ma di una domanda crescente in ogni parte del globo.

Lingua e gastronomia operano in simbiosi, anche espresse da locutori stranieri. L’esito è un Artusi globale, multiforme, polivalente, materiale e immateriale.

Alberto Capatti, Direttore scientifico di Casa Artusi