Cucinare per conoscersi

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Il buono del sapere

Cibo, cultura e territorio sono tre concetti strettamente legati tra loro che comunicano di volta in volta le caratteristiche dei luoghi che ci troviamo, nel corso della vita, a scoprire.

L’alimentarsi porta infatti con sé un ricchissimo patrimonio di conoscenze costruite nel corso di secoli, trasmesso di generazione in generazione attraverso l’insegnamento e il gioco e in un rapporto continuo con la nostra storia, con i libri, con le tradizioni. Ciò che mangiamo, ciò che cuciniamo nella nostra cucina, ciò che troviamo nei ricettari delle nostre nonne è, oltre che alimento, strumento di comunicazione, di relazione e di riconoscimento poiché rappresenta un forte elemento identitario: il cibo rappresenta la nostra terra, i nostri affetti, i nostri luoghi… in poche parole noi stessi.

Conoscere le pratiche alimentari di paesi diversi significa perciò entrare a far parte di un sistema culturale differente con la volontà di comprenderlo meglio e più a fondo, ed è questo il pensiero alla base della definizione di turismo enogastronomico introdotta nel 1998 da Lucy Long: "Per conoscere le altre culture è necessaria un'esperienza di degustazione dei cibi e dei vini tipici di quel territorio. Si tratta dell'obiettivo primario che il turista si pone, ovvero di esplorare e degustare per poter vivere un esperienza culinaria unica e specifica di una destinazione”.

Il convivio, così strettamente legato al concetto di “stare bene”, “stare insieme” e “divertirsi” diventa quindi anno dopo anno uno dei modi più amati dai turisti alla ricerca di esperienze gastronomiche più approfondite, che comprendono non più solo l’acquisto e la degustazione di prodotti tipici ma le cosiddette “esperienze”: visite a stabilimenti produttivi e la nuova pratica delle cooking class alla la ricerca di un coinvolgimento ulteriore che permetta di fruire del patrimonio culturale del luogo, del suo ascolto, in un’esperienza che si arricchisce del valore della condivisione, in un’ottica perfettamente artusiana di intendere la cucina.

Partecipare a una cooking class ospitati nella casa di chi quel territorio lo vive oppure come accade nella Scuola di cucina di Casa Artusi in compagnia di una Marietta che vive in quel luogo significa, per chi la frequenta ma anche per chi la tiene, prima di tutto un arricchimento personale, fatto della conoscenza e scambio di nuove culture, nuove tradizioni. Far entrare qualcuno in casa propria con l’obiettivo di cucinare insieme le proprie ricette di casa diventa un’occasione per porre domande e per entrare nel vivo della cultura del territorio. Finisce così che per ogni etto di farina pesato, per ogni uovo rotto, per ogni strumento mai visto prima si riceve in cambio un aneddoto, un racconto, una memoria profonda del luogo in cui ci si trova: un assaggio di sapori diversi e nuovi - che vanno ben oltre la pietanza che finisce nel piatto - da ricordare e raccontare poi al ritorno.

Irene Fossa, Esperta di valorizzazione e gestione del patrimonio enogastronomico territoriale