2012 - Simonetta Agnello Hornby e Stefano Bicocchi in arte Vito
Simonetta Agnello Hornby
Nata e cresciuta a Palermo, Simonetta Agnello Hornby ha sposato un inglese dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza nel 1967. Da allora ha vissuto all’estero, dapprima negli Usa e in Zambia e poi, dal 1970, a Londra.
Nel 1979 ha fondato Hornby and Levy, uno studio legale nel quartiere di immigrati di Brixton che ben presto si è specializzato nel diritto di famiglia e dei minori. Hornby and Levy è stato il primo studio d’Inghilterra a creare un settore riservato ai casi di violenza all’interno della famiglia.
La maggior parte dei clienti dello studio è caraibica o nera, e nel 1997 Hornby and Levy ha pubblicato in un libro, The Caribbean Children’s Law Project, il risultato della ricerca sui diritti dei minori e sulle strutture per i minori condotta da quattro membri dello studio legale in Giamaica, Trinidad, Barbados e Guyana. E’ tuttora l’unico lavoro del genere al mondo.
Simonetta Agnello Hornby ha insegnato diritto dei minori all’Università di Leicester e per otto anni è stata, part time, presidente dello Special Educational Needs and Disability Tribunal.
Nel 2000 ha iniziato a scrivere romanzi e ha pubblicato con Feltrinelli La Mennulara (2002, Premio Letterario Forte Village 2003, Premio Stresa di Narrativa 2003, Premio Alassio 100 libri – Un autore per l’Europa 2003 ), La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009, Premio Fregene per la narrativa 2009, Premio Ninfa Galatea 2009, Finalista Premio Recalmare – Leonardo Sciascia 2010, Premio Speciale della Giuria del Premio Rapallo Carige 2009), La monaca (2010, Premio Pen Italia 2011) e La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati, 2012); ha pubblicato inoltre Camera oscura (Skira, 2010) e Un filo d’olio (Sellerio, 2011). Tutti i suoi libri sono stati bestseller e sono stati tradotti in molte lingue. Dal 2008 Simonetta Agnello Hornby, pur continuando a esercitare l’attività di avvocato, si dedica principalmente alla scrittura.
Il Premio Marietta ad honorem è assegnato a Simonetta Agnello
Hornby. per aver scelto, dopo le brillanti prove narrative, prima di
raccontare e poi di ragionare di cibi, lasciando intravedere segrete
affinità tra scrittura e cucina, pratica letteraria e pratica culinaria:
attività, entrambe, nutrite di tradizioni, ricordi e affetti”.
Stefano Bicocchi “Vito”
Stefano Bicocchi in arte Vito si forma alla scuola di Teatro Bologna di Alessandra Galante Garrone. I suoi compagni sono Patrizio Roversi e Susy Blady; con loro ed i gemelli Ruggeri parteciperà, col personaggio Vito che era tutta mimica e senza parola, alla formazione del Gran Pavese varietà, spettacolo cult degli anni ’80 al circolo pavese di via del Pratello di Bologna. Lo stesso gruppo approda in televisione dove segna la strada ai varietà comici sempre di quegli anni con Gran Paese varietà voluto da Gianni Minoli e soprattutto Lupo solitario, Matrioska e Araba fenice con Antonio Ricci e Mediaset. Vito, da personaggio muto, negli anni ’90 passa alla parola con uno spettacolo fortunato dal titolo Se perdo te, inizio di un percorso legato alla poetica della bassa emiliana; gli spettacoli, sempre in coppia con Francesco Freirye e Daniele Sala come autori, sono Don Chisciotte o la vera storia di Guerino e suo cugino con Enzo Iacchetti e salone Meraviglia con Antonio Albanese e Tita Ruggeri. Attraversa il cinema partendo da Fellini con La voce della luna e poi inizia un sodalizio con Alessandro Benvenuti col quale gira diversi film tra i quali Ivo il Tardivo per il quale viene candidato come miglior attore non protagonista al Ciak d’Oro.
In seguito lavora anche con Ivano Marescotti, Enrico Bertolino e numerosi altri personaggi dello spettacolo. Un importante filone del suo interesse è rappresentato dalla passione per la cucina, testimoniato dalla pubblicazione di due volumi: “Donne e ricette” insieme a Maurizio Garuti e Fabio Fantuzzi; “E’ pronto a tavola“, più di cento ricette del suo repertorio che prendono spunto da diverse tradizioni gastronomiche, in primis quella italiana ed emiliana, con una particolare predilezione a quelle tradizionali della sua famiglia. La cucina è stata anche al centro di alcuni suoi spettacoli teatrali e programmi televisivi (“Invito a cena” e “Piatto ricco“), così come notevole è stata la sua attenzione a Pellegrino Artusi a cui ha dedicato con reading e spettacoli. Il Premio Marietta ad Honorem è stato assegnato all’artista VITO perché il cibo e la buona pratica domestica, anche con ricette e storie di famiglia, ha caratterizzato un percorso artistico e umano di straordinario valore e interesse.