2011 - Michele Serra e Paola Gho
Michele Serra
Il suo nome di battesimo esatto è Michele Serra Errante.
E se è vero quanto scrivevano i latini, In Nomen Omen, quell’errante è lo specchio del suo impegno nel mondo del giornalismo e della vita culturale, che tutt’oggi lo vede come una delle voci più originali del panorama italiano.
Classe 1959, i primi passi nel giornalismo sono a soli 16 anni all’Unità, dove raccoglie l’eredità del celebre corsivista Mario Melloni, alias Fortebraccio. Nel 1986 comincia a dedicarsi alla satira, collaborando con l’inserto satirico de l’Unità Tango, diretto da Sergio Staino.
Alla chiusura di Tango (1988), il direttore de l’Unità Massimo D’Alema incarica Serra di dirigere un nuovo inserto satirico. Nasce così nel gennaio 1989 Cuore, che dal 1991 diventerà settimanale a sé stante, periodico che Serra dirigerà fino al 1994.
Due anni prima, 1992, Serra inaugura la rubrica in prima pagina sull’Unità, “Che tempo che fa”, condivisa con le vignette di Ellekappa.
Nel 1993 partecipa al cast del programma TV “Cielito lindo”, varietà della seconda serata di Raitre, curato, tra gli altri, da Sergio Staino. Nel programma Serra conduce una rubrica da casa dove se la prende con la pubblicità.
Sempre per la televisione Serra collabora con Beppe Grillo, con Gianni Morandi nel programma “C’era un ragazzo”, con Adriano Celentano, e con Fabio Fazio a “Che tempo che fa”.
Dal novembre 1996 inizia a collaborare con la Repubblica, dove oggi, oltre a essere commentatore ed editorialista, cura una rubrica fissa, L’amaca, nella quale con ironia descrive vizi e costumi della politica e della società italiana. Per lo stesso gruppo editoriale collabora anche a L’Espresso, con la rubrica Satira preventiva.
Il Premio Marietta ad honorem è assegnato a Michele Serra
per la meritoria opera di sostegno, con approfondimenti culturali e
passione sociale, al valore e ai saperi del cibo, che dal piatto, in un
percorso a ritroso fino alla terra, sostengono una idea solidale,
eco-compatibile e più equa di futuro.
Paola Gho
Paola Gho è astigiana di nascita e di residenza.
Arriva relativamente tardi (non prima dei 35 anni) alla cosiddetta critica gastronomica e la coltiva dapprima “a mezzo servizio”.
Il suo primo mestiere, infatti, è stato quello di insegnante di storia e filosofia. La lettura degli storici francesi della scuola delle Annales, e poi di italiani come Ginzburg, Montanari e Capatti, le fornisce una chiave di lettura per parlare, con gli studenti, non solo dell’histoire événementielle, ma anche delle mentalità, degli stili di vita, dell’economia e dei costumi alimentari.
Slow Food, con cui ha intrecciato per più di vent’anni un forte rapporto, le ha dato l’opportunità sia di contribuire alla progettazione dei volumi della sua neonata casa editrice sia di scrivere: di paesaggio e di genti (Guida delle Langhe e del Roero, 1989), di prodotti e di artigiani del cibo (Almanacco dei golosi, 1990), di osterie e di cucina di tradizione. Su questo specifico versante ha scritto Ricette di osterie e ristoranti del Monferrato (1997) e ha collaborato a ricettari tematici quali Le zuppe. 600 piatti delle cucine regionali (2009) e La pasta. 600 piatti della cucina regionale (2010), redigendo capitoli di approfondimento storico, sociologico e tecnico. Osterie d’Italia. Sussidiario del mangiarbere all’italiana, è il lavoro che ha curato dalla prima edizione del 1990 a quest’ultima del 2010-11.
Abituali, per vent’anni, le collaborazioni a periodici e testate nazionali, da Travel a La Stampa (dove ha curato per dieci anni una rubrica settimanale), da Panorama a Nuova Ecologia, oltre che alle riviste di Slow Food.
Uno degli ultimi lavori, forse il più corposo, è stato il Dizionario delle cucine regionali italiane, Slow Food Editore 2008, in cui con 8500 voci ha cercato di rappresentare – attraverso piatti tipici, prodotti, procedure, strumenti ma anche materie prime come razze animali, frutta, verdure, erbe – la ricchezza del “cibo all’italiana”, declinata nelle specificità regionali.
Ora per il gruppo Feltrinelli-Gribaudo sta girando il Piemonte per filmare nelle cucine di osterie e ristoranti l’esecuzione di piatti tradizionali e per raccogliere testimonianze e immagini di prodotti significativi.
Il Premio Marietta ad honorem è assegnato a Paola Gho per riconoscere il titanico lavoro svolto per promuovere il mangiarbene all’italiana valorizzando la mappa dei vari territori con le loro tradizioni ed eccellenze alimentari, a partire dalla creatura più significativa, la meritoria Guida alle Osterie d’Italia, curata sin dalla prima edizione.