2009 - Serge Latouche
Serge Latouche, economista e sociologo francese, nato nel 1940 a
Vannes, già professore di Scienze economiche all’Università di Parigi e
all’Institut d’études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi, è forse il più conosciuto sostenitore della “Decrescita“:
“Decrescita non è crescita negativa, sarebbe più esatto parlare di
a-crescita, così come si parla di ateismo, si tratta proprio
dell’abbandono d’una fede, di una religione, quella dell’economia senza
regole, del progresso e dello sviluppo sfrenato”.
Dopo anni di insegnamento negli anni ’60 in Africa e in Asia, e una tesi di dottorato sul processo globale di impoverimento, Latouche ha continuato ad approfondire il tema dei rapporti economici e culturali tra Nord e Sud del mondo, elaborando una complessa alternativa allo sviluppo dell’economia occidentale che lo ha fatto diventare punto di riferimento per intellettuali e studiosi a livello internazionale. Dal 2002, Latouche si è consacrato allo studio della “decrescita”, parola che lui preferisce al concetto di “sviluppo sostenibile” diffuso negli ultimi anni.
Il pensiero di Latouche riveste la forma di una critica radicale allo sviluppo, alla società dell’iperconsumo e alla crescita economica infinita, la quale non tiene conto di dati oggettivi e oggi più che mai emergenti: la finitezza della biosfera e delle risorse naturali, e l’importanza del rispetto dell’ambiente. Solo l’innovazione politica e l’autonomia dell’economia fondante su un ritorno al locale come spazio di auto-organizzazione e di democrazia ecologica consente reali condizioni di benessere. La proposta della “decrescita” valorizza il necessario cambiamento degli stili di vita, tanto più ora necessaria di fronte ad una forte crisi ambientale, climatica e finanziaria.
<<Siamo ancora in tempo per immaginare una ‘società di decrescita’: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un migliore modo di vivere – scrive Latouche. Il progetto di decrescita non vuole dire ‘riportare la società al Medioevo’, è una critica moderna della modernità, per liberarsi dalla dittatura dei mercati finanziari e della tecnoscienza. Il progetto politico della decrescita è recuperare la nostra autonomia, riaprire la storia umana per ridare all’uomo la possibilità di scegliere il suo futuro e di scegliere un futuro sostenibile.>>
La decrescita si accompagna, nel pensiero di Latouche, all’aggettivo
“serena”: si tratta infatti di una scelta che porta gioia all’uomo, e
non sacrificio e sofferenza: “invertire la corsa ai consumi è la cosa
più allegra che ci sia”, sostiene Latouche.
È con gioia, quindi, che vanno affrontati la riduzione dei consumi
superflui, proposti corretti stili di vita rispettosi dell’ambiente, con
meno merci viaggianti, più beni a filiera corta e il riciclo integrato
dei rifiuti, concetti su cui la Città di Forlimpopoli, nell’ambito
gaudente della Festa Artusiana, ha sempre riflettuto con continui
approfondimenti e analisi.
Tra gli ultimi libri di Latouche pubblicati in Italia, “La scommessa della decrescita” (Feltrinelli, 2007), “Come sopravvivere allo sviluppo” (Bollati Boringhieri, 2005, con cui ha pubblicato anche “Il ritorno dell’etnocentrismo” e “Giustizia senza limiti” nel 2003), “Il pensiero creativo contro l’economia dell’assurdo” (EMI 2002).