2007 - Comitato per la lotta contro la fame nel mondo
Il Premio viene assegnato al Comitato per la lotta contro la fame nel mondo per aver scelto da oltre 40 anni di mettersi dalla parte degli ultimi della terra e per aver portato avanti progetti importanti di cura e sostegno affiancando chi – come Annalena Tonelli – si è impegnato e si impegna in prima linea, nei Paesi più poveri, per aiutare le popolazioni che non riescono a soddisfare neppure i bisogni più elementari. Lontano dalla luce dei riflettori, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà e dall’enorme portata del problema della povertà nel mondo, i volontari del Comitato hanno dimostrato che bastano anche piccoli gesti quotidiani per dare un aiuto concreto a chi ha fame, a chi ha sete, a chi non ha nulla.
Il Comitato nasce nel 1963 da un gruppo di studio della Fuci e del Movimento Laureati di Azione Cattolica, per rispondere a un appello della Fao per una campagna di lotta contro la fame nel mondo.
Inizia così la sua attività di sensibilizzazione ai problemi del sottosviluppo, organizzando nel territorio forlivese le più diverse iniziative (incontri-dibattiti, cineforum, spettacoli concerti, ecc.) ovunque ci fosse disponibilità all’ascolto.
Il 1967 è un anno di svolta: dopo un’esperienza di campo di lavoro
Emmaus e l’incontro con l’Abbè Pierre (il sacerdote francese fondatore
del Movimento Emmaus) i volontari del Comitato maturano nuove
metodologie di lavoro, avviando l’opera dei cosiddetti “Cenciaioli”,
cioè la raccolta sul territorio e il riciclo degli oggetti più vari che,
una volta recuperati, consentono di raccogliere fondi per finanziare
diverse micro-realizzazioni.
Ma, soprattutto, è questo il tempo in cui alcuni membri del gruppo
operano una scelta di vita interamente volta al Terzo Mondo, come
volontari laici o consacrati religiosi: esempio tra tutti Annalena
Tonelli che nel 1969 parte per il Kenya, dove contribuisce alla
creazione del centro per la riabilitazione di minori handicappati di
Wajir e dà vita, su incarico dell’O.M.S., ad un progetto di prevenzione e
cura della Tbc fra le popolazioni nomadi.
Con l’appoggio a queste iniziative, il Comitato comincia a caratterizzare in modo più preciso le sue attività offrendo una testimonianza veramente singolare. I volontari tuttora raccolgono quanto non viene più utilizzato, ma ancora in grado di essere riciclato e lo mettono a disposizione di chi ne ha bisogno. Con le offerte che ne derivano, si va incontro ad altri bisogni nel territorio e nei Paesi del Terzo Mondo attraverso
- invio di materiale sanitario e didattico in più di cento missioni.
- invio di aiuti umanitari in containers o con propri mezzi in situazioni di emergenza e calamità in Italia e nel mondo.
- adozioni a distanza in Eritrea, paese ancora martoriato dalla siccità e instabilità politica.
- attuazione di progetti di promozione umana in vari paesi del Terzo Mondo. Tra i più impegnativi sono da ricordare:
- nel Somaliland in collaborazione col Comune di Forlì, della Provincia di Forlì-Cesena e della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì si continua a finanziare le opere di Annalena: mentre l’ospedale si è avviato verso una sua autonomia gestionale e funzionale, il Comitato sostiene economicamente le scuole per sordi, alle quali si sta aggiungendo anche una scuola per non vedenti e ipovedenti.
- in Albania si continua ad appoggiare il Progetto Speranza a Scutari, che dal 1995 gestisce 6 case-famiglia per ragazzi con problemi di disabilità motoria e sensoriale recuperati dalla strada o dagli istituti statali “lager” o dalle famiglie in cui erano tenuti nascosti.
- in Etiopia si sta finanziando, con la collaborazione della Provincia di Forlì-Cesena, di Romagna Acque, dei Rotary Club della Romagna un importante acquedotto destinato a portare acqua potabile a 20.000 persone nella regione del Wolajta.
Del loro lavoro i volontari del Comitato dicono: «Con orgoglio possiamo affermare che abbiamo sempre cercato di rispondere agli appelli dei poveri con progetti che rispondessero alle loro concrete esigenze chiedendo sempre il coinvolgimento delle popolazioni locali. Poiché, come dice Tagore, “il meglio non viene da solo, viene in compagnia di tutti”, abbiamo lavorato in tutti questi anni senza cercare visibilità e lo smalto della prima pagina, ma cercando di favorire una rete di solidarietà attraverso il coinvolgimento di singoli cittadini, di Istituzioni pubbliche e di altre Associazioni di volontariato, per poter attuare concreti progetti volti alla realizzazione di aiuti umanitari immediati e di strutture che favoriscano un vero progresso e non solo assistenza.”