Babini Pellegrina | 07/09/1908 | n.98
Trascrizione CCM
Ripatransone [AP] 7 settembre 1908
Palazzo Tassoni
Carissimo zio,
Certamente Ella non m’immagina quassù, a 500 m. sul livello del mare, non già, a godere le delizie di una delle più pittoresche vedute di questa nostra bella Italia, ma a lavorare, lavorare, lavorare. Come mai? Ecco: è necessario che io prima le premetta due parole di storia sul “Lavoro manuale educativo”. Le altre nazioni prima (come sempre) ce ne hanno dato l’esempio istituendo, più o meno perfettamente, nelle scuole elem(entari) il lavoro manuale, che consiste in lavorucci di truccioli, plastica, disegno, filo di ferro all’uopo di sviluppare nel fanciullo amore al lavoro ed iniziarlo alla scelta di un mestiere nella vita, poiché egli manifesterà certamente la sua predilezione per l’uno o l’altro lavoro che può essere talvolta una vera vocazione. Questa scuola sorse prima ed unica in Italia, venti anni or sono per opera del Consorti il quale, come tutti gli innovatori, ha dato anima e corpo; salute e ricchezze a quest’opera altamente educativa. Tutti gli anni una eletta schiera d’insegnanti vengono quassù ad abilitarsi nell’insegnamento delle scuole elem(entari) e normali. Per le prime basta frequentare il 1o corso, per le seconde il 2o. Siccome è probabile che tale materia d’insegnamento diventi obbligatoria nelle scuole così, il Comune di Ravenna aprì, pel mese di agosto un 1o corso per gli insegnanti. Io, che da pochi giorni, avevo conseguito il diploma di: Direttrice Didattica fui trascinata a frequentare il corso e il mese, che mi ero ripromessa di riposo, lo sacrificai a Ravenna. Poi, unitamente a una mia compagna, fummo scelte, perché si venisse a Ripatransone a frequentare il 2o corso (per tutto questo mese) e prendere così il diploma di professoresse per l’insegnamento in una scuola normale. Ed eccomi quassù. L’orario delle lezioni è gravoso; bisogna sgobbare senza remissione. In compenso, sul tramonto, si ha un’ora di libertà e in quella si sale su qualche colle vicino e lo spettacolo del cielo, del mare è sublime! L’incanto sottile del passato che parla dalle diroccate fortezze dell’antica città, il roseo tramonto che scende insensibilmente sulle rigide vette del Gran Sasso, della Maiella, mentre il mare scolora in un bigio uniforme, danno all’animo un senso di trepido sgomento per la piccolezza dell’uomo in confronto alle magnificenze dell’Universo. È l’ora che compensa di tutte le inevitabili noie della giornata. Questa sera glie la ho dedicata con tanto piacere, perché da tempo sentivo forte il bisogno di scriverle. È veramente a Viareggio dove indirizzo questa mia? Ricevé quella dove mi scusavo per la mancata gita? Ancora me ne duole. Col più vivo affetto sempre mi creda aff. nipote Bina.