Carteggio

Cavina Giulia | 06/08/1907 | n.626

Lettera | Emilia-Romagna

Trascrizione CCM

Bologna 6 agosto 1907

Sti.mo signor Artusi

Sono rimasta più che meravigliata, in sentire ch’Ella se l’è presa con me. Mi permette le dica ch’Ella mi ha giudicata a torto: a meno però ch’Ella non abbia creduto, a quello ch’io con tutta sincerità, le partecipai riguardo a ciò che passò fra me e mio fratello. Se considera bene ogni cosa, Ella nel caso mio, suo malgrado e con dispiacere, era costretto a fare altrettanto: ne convenga. Il ripicco poi, non fu il mio, ma di mio fratello, che quale offensore, non spese del proprio neanche una parola, ne scrisse un rigo di riconciliazione: solo mi mandò a dire per la sua servente che se avevo voglia di lavorare, fossi andata da lui a levare le tende dalle finestre; amotivo che faceva lo sgombro. Tale invito lo tenni per una canzonatura: non le sembra che suonasse tale? Se mio fratello avesse avuto piacere di averci uniti tutti a Monteceneri, come gli anni passati, dopo inteso da Lei che anche quest’anno contava passare qualche tempo colà, doveva fare di tutto per rapacificarsi meco e facilmente ci saremmo riconciliati, se non fosse stato altro che per riguardo suo di Lei; invece nulla. Non potevo io come se nulla fosse ritornare in sua casa, dopo che siamo state come mandate via non avendo lui fatto un passo per trattenerci? Non c’era certo la mia convenienza e l’amor proprio si fa sentire percui voglio credere ch’Ella mi darà ragione. Molto mi ha dispiaciuto e mortificata l’interpretazione sua, cioè ch’io e per riguardo alla mia servente, prendessi a pretesto un giusto motivo di non andare a Monteceneri, unicamente per isgabellarsi, com’Ella dice dal lavoro e disturbo. Tengo proprio a dichiararle che questa è grossa ed ha sbagliato di molto nella sua interpretazione. Sempre e col massimo piacere e soddisfazione abbiamo prestato l’opera nostra: e saremmo state ben contente se anche quest’anno avessimo potuto fare qualche cosa per Loro. Di più le dico che, se avessi avuto un appartamento ad un piano più basso, non avrei esitato a metterlo a loro disposizione. Lascio quest’argomento nella lusinga ch’Ella vorrà menar giuste le mie ragioni né vorrà essere meco più in collera: caso contrario poi bisognerà ch’io pure sottostia alla sorte dei più che spesse volte chi è dalla ragione diventa del torto. Perdoni se l’ho trattenuto a lungo con questa mia non potevo fare altrimenti. Quanto ho detto di mio fratello non l’ho detto perché Ella se la prenda con lui, che anzi ho piacere che sia in buoni raporti, così potrà darle qualche buon consiglio, ma unicamente per mettere le cose a posto. Le auguro ch’Ella possa terminare bene la sua villeggiatura e le sia di vantaggio alla salute. Con un cordiale saluto mi dico dev.ma Giuletta Cavina.

P.S. Io e Maria ricambiamo alla Marietta i suoi affettuosi saluti – Maria lo riverisce.

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