Carteggio

Cavina Giulia | 27/03/1907 | n.621

Lettera | Emilia-Romagna

Trascrizione CCM

Bologna 27 marzo 1907

Stimatissimo signor Artusi

Si abbia primieramente, i più lieti auguri, ch’io le invio di cuore per le prossime feste di Pasqua. Le sono poi tanto tenuta e la ringrazio d’avermi dato Esso stesso notizie di sua salute: se quelle furono discrete spero ora ch’Ella si senta bene avendo la sua salute progredito cosa ch’io non ne dubito. Certo che le vorrà molto riguardo, tanto più che adesso la stagione è capricciosa: cambio di temperatura ogni momento! con tutto questo la non ci fa più paura andiamo contro all’estate, dunque coraggio! Vengo ora a parlarle riguardo alla vendita della casa di mio fratello. Sembra a quanto dicono abbia fatto un buon affare l’ha venduta per trentotto mila, pagamento all’atto della stipulazione, spese a metà. Di questi denari poi lire diecimila aveva dato ai fratelli che dovevano avere più i frutti di sei anni di detta somma, del rimanente ricavo non so cosa ne farà, speriamo li metta bene. Credo signor Artusi, che colla testa che ha mio fratello, io penso sempre, che non avesse mai a trovarsi in vecchiaia privo di mezzi. Basta speriamo che questo non avvenghi. Adesso sta pagandosi per il trasloco, questa volta è stato costretto a cambiare casa, perché il padrone vuole farsi dei lavori ma poteva però aloggiarsi meglio di quello che ha fatto per non dovere quest’altr’anno nuovamente scarabattolare. Tutti i gusti sono gusti, io non so cosa facessi per non muovermi da dove sono. Lui invece non ci pensa. Voglio un po’ raccontarle cosa è capitato all’Amelia Pellagri Dolatroni. Come le dissi, ebbe un parto gemello, per cui è stata costretta a prendere la balia, perché essa non avrebbe potuto allattare tutti due. Dopo averne cambiate due in venti giorni, la seconda presa dalla nostalgia della sua casa, l’altra mattina dopo avere riuniti tutti i suoi indumenti, poiché doveva andarsene a casa, non volendo essa più mangiare, per cui non faceva latte per nutrire la bambina, indovina un po’ cosa fece questa disgraziata prima d’andarsene, va in cugina, prende un coltello, va nella camera della servente, mette il manico del coltello contro il muro e poi ella appressa la gola alla punta. La servente dalla cugina sente un rantolo, corre si trova la balia in terra in un lago di sangue. Questa spaventata corre dalla sua signora, la quale alla sua volta spaventata e racapriciante chiama il portinaio, il quale va per un medico e viene trasportata all’ospedale, dove venne giudicata guaribile in una ventina di giorni. Per fortuna che l’Amelia non si prese tanto spavento altrimenti poteva pregiudicarsi in salute. Ora hanno preso la terza balia, vedremo se questa va a buon fine sarebbe ora; di peggio non le poteva capitare non le sembra? M’avvedo che abbuso della sua bontà, trattenendolo sempre molto co’ miei scritti, attribuisco questo al piacere di starmi seco Lei anche in ispirito per cui perdoni. Se qualche volta mi favorisce di sue notizie le avrò sempre care, intanto le auguro salute. Cordialmente salutandolo mi dico dev.ma amica Giulietta C.

P.S. Maria m’incarica d’augurarle buona Pasqua e la riverisce.

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