Carteggio

Bonavita Antonio | 13/11/1908 | n.467

Lettera | Emilia-Romagna

Trascrizione CCM

Forlì 13 novembre 1908

Signor Pellegrino

Sento dalla p(regiata) s(ua) c(orrente), di ieri l’altro che à ricevuto i capponi e che sono arrivati sani. Non ò potuto fare una sola spedizione col formentone e la frutta perché superiori ai 25 kg limite a cui possono arrivare le spedizioni del genere viaggianti coi treni diretti. Si lagna e non a torto per gli scioperi; Lei però si può chiamare egualmente fortunato perché infine à poco da combattere con le genti di questo mondo. Se provasse per una sola settimana ad essere nei miei piedi che ò a che fare con centinaia di persone che in oggi sragionano completamente allora, non so cosa potrebbe dire e solo così si farebbe un’idea del come posso trovarmi. A volte non so proprio a che partito appigliarmi. In Romagna poi le cose sono cambiate assai più che in altre regioni e specialmente a Forlì. In questi giorni si parla di sciopero da parte di tutto il personale dipendente da questo municipio se non otterrà le migliorie che à richiesto; vedremo anche questa. Le esagerate pretese della mano d’opera hanno portato un forte rincaro dei viveri e delle pigioni e perché possa farsene un’idea le invio un bollettino di mesi fa. Da qualche giorno ò in pronto il conto c(orren)te che non gli ò inviato prima d’ora perché mi è mancato più che il tempo, il buon umore per scrivere qualche rigo in giustificazione di operazioni fatte per il podere di S. Andrea che potrebbero impressionarlo. Vi sono varie partite di semi da prato che importano una spesa non indifferente essendo il podere rimasto sprovvisto perché causa lo sciopero dei coloni nell’anno decorso non furono seminati i prati. Troverà spese di roncatura del grano perché era indispensabile farle. Ho dovuto assicurare dalla grandine la parte colonica del grano perché data una disgrazia il colono potesse mangiare almeno del pane. All’epoca del raccolto gli ò dovuto fare una sovvenzione diversamente non avrebbe potuto mietere a tempo opportuno. Vi sono spese di perfosfato e di concime di stalla perché senza di queste non si può sperare di avere buoni raccolti. Si è incontrata una spesa per fava da sovescio che ancora non figura; spese che faranno aumentare il debito colonico. Bisogna però che Lei si convinca che è per necessità di cose e non colpa di alcuno. Lei mi dirà perché non ò ritirato dal colono la parte che gli spetta ed à ragione; ma se al colono non lascio il pane chi lavorerà il podere? Tutto quanto ò potuto ottenere sono state 150 lire in diminuzione della cambiale, 150 lire in conto colonico, 40 lire in conto regalie. Se lo crede in questo affare ci soffro ma non mi riesce a fare diversamente. Nel dubbio che il fatto di non poter guadagnare nulla nel bestiame dipendesse da me, sino dall’anno scorso mi decisi di affidare quella stalla ad uno dei migliori fattori di bestiame che accettò l’incarico con impegno, ma si è di già scoraggiato ed à battezzato quella stalla per la stalla delle disgrazie. Dimenticavo dirle che nel conto manca a suo credito il ricavato foglia di gelso di parte padronale in £ 20,50 perché da riscuotere. Per non sapere cosa altro aggiungere e per non infastidirla troppo mi limito a pregarla di volere impartire i miei saluti alla Maria e a credermi dev.mo Antonio Bonavita.

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