Carteggio

Bonavita Antonio | 21/02/1906 | n.346

Lettera | Emilia-Romagna

Trascrizione CCM

Forlì 21 febbraio 1906

Signor Pellegrino

In risposta alla grata sua delli 19 corrente. La presentazione della fattura Montanari, mi fece dispiacere perché prevedevo che lei avesse chiuso i suoi libri e per conseguenza rimanesse seccato. Il Montanari forse non diede la fattura quando il Bandini lasciò l’amministrazione nella lusinga che io mi servissi di lui e così avrà atteso sino alla fine d’anno. La consuetudine poi di presentare le fatture solo nel gennaio e magari nel febbraio à protratto la cosa sino ad ora. Prevedevo come sopra ò detto che questo le avesse fatto dispiacere e avrei voluto poter fare a meno di tenergliene parola. Pensai anche di non accettarla e di lasciargliela rimettere direttamente, ma supponendo che le potesse dispiacere maggiormente abbandonai l’idea. Io che più facilmente degli altri mi arrabbio, non dovrei neanche lontanamente avere la pretesa di dare consigli, pure in certi momenti sento di poter dire che è un danno non indifferente per la salute e lo dico con cognizione di causa perché ne vado risentendo i tristi effetti. Da quanto ò potuto capire si è arrabbiato più del solito e questo non va bene. Il sistema nervoso ne soffre troppo, e la prego a prendere le cose con un poco più di calma. Se quanto sto dicendo non suonasse bene al suo orecchio, mi compatisca perché non mi riesce di spiegarmi come vorrei. Mi preme di chiarire bene che non ò in animo, di darle torto, ne di contrariarla menomamente e solo mi permetterò di fare qualche pura e semplice osservazione. Dare la diffida quando Bandini lasciò l’amministrazione, aveva ragione, come à ragione di farlo anche ora, ma adesso il colpo potrebbe essere sentito maggiormente, e in un individuo che credo poter chiamare mezzo squilibrato che effetto potrà produrre? So dai vicini di casa sua che a volte a dato in ismanie e manifestati certi propositi, le quali cose sono state causa di scene in famiglia. Speravo che suo zio lo assistesse qualche poco ma invece è avvenuto il contrario, cosicché si trova a lottare di continuo per l’esistenza e tormentato dai creditori. Per giunta la settimana scorsa aveva la Marianna e l’Annita ammalate, ora però sono fuori dal letto. Spero che non troverà del tutto fuori di posto queste considerazioni e non vorrà supporre che io abbia in animo di atteggiarmi a suo difensore che me ne guardo bene. O’ abbastanza da lagnarmi di lui. Creda signor Pellegrino che il saperla così agitato mi fa tanto dispiacere, bramerei tanto di non essere in mezzo a queste facende e voglio sperare che quando mi scriverà nuovamente si trovi un poco in pace. Non glielo auguro perché commetterei un delitto, ma data l’ipotesi che Lei per una sola settimana si trovasse nei miei piedi allora sì che si convincerebbe di potersi chiamare fortunato. Se sapesse come sono cambiati i tempi e gli uomini a volte mi auguro fino di ammalare perché mi parebbe una fortuna. Per non infastidirla troppo tralascio questo argomento e le auguro la quiete perché a lei non manca altro. Al più presto regolerò i conti con Grotto, se però ritardassi nel rimetterle la ricevuta non se ne faccia caso data la stagione che corre. Perdoni se dimenticavo di accusarle ricevuta del vaglia di 600 lire per Grotto. Favorisca salutare la Maria e gradisca che mi professi di Lei dev.mo A. Bonavita.

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