Zattini (don) Luigi | 04/09/1907 | n.1772
Trascrizione CCM
[lettera mutila dei margini delle aggiunte in prima e terza pagina]
Bertinoro [FO] 4 ottobre 1907
Cariss(im)o sig. zio
Nessuna tregua ha avuto l’odissea delle mie disgrazie. E quando l’avrà? è questa un’incognita che non so trovare, un punto nero cui non so rispondere. Tutto quanto Le giunse all’orecchio è verissimo. Mariuccia, che per la sua debolezza di recente si è resa insopportabile, subendo la mania di persecuzione vuol mostrare che essa è vittima del fratello e di chi è in pace con lui e da lui dipende. E però svisa fatti e parole, esaggera, inventa con abilità maravigliosa pur di riuscire nell’intento di far credere che in casa è tenuta come una schiava di nulla padrona sino a non poter mangiare e bere a piacimento. E a dire che mangia a qualunque ora quello che le aggrada disordinatamente, fa certe mescolanze di cibi di frutta che quei le producono gravi disturbi gastro-enterici. Non le si può dir nulla perché dice che non si vuole che mangi e che i medici le hanno ordinato di mangiare quello che le aggrada e quando ha voglia. La Malvina la è qui in Bertinoro ad aggravare la mia tribolazione vuole andare nel ricovero di mendicità ma sbraita continuamente perché vorrebbe che io firmassi una carta, che niuno mi ha presentato, ma io ho intuito che sia la dimanda per essere ammessa in d(ett)o ricovero obbligandomi di pagare la retta che è di £ 1,25 o anche solo di £ 1.00 al giorno. La Bina partì di qui lunedì. E se non avessi avuto questa buona e brava parente chi avrebbe avuto cura della mia casa nel lungo periodo delle mie disgrazie?... È stato qui Nicola, ma questi ha portato con se la sola consolazione di riabbracciarci, e condividere il dolore e dopo otto giorni separarci di nuovo. Suo figlio è stato qui due mesi (ha 15 anni) inesperto e quasi nulla curante delle cose, mi ha reso poca consolazione e meno servigi. Tutta la mia gratitudine e riconoscenza la debbo alla Bina per tutto quanto ha fatto per me in si doloroso frangente dando esempio di abnegazione e di sacrificio. Per riguardo a s(uo)r Giuseppina, non è possibile che essa abbandoni il Convento per venirsi a casa stabilmente, e poi ci vorrebbe una dispensa speciale della S. Sede difficile ad ottenersi, che essa non dimanderebbe, né io in coscienza potrei insistere a far contro alle sue religiose costituzioni. Fu qui per altri venti giorni prima che la Mariuccia fosse portata al manicomio, e restò si malamente impressionata nel vedere che la Mariuccia l’aveva presa anche con lei, che ammalò e per calmarla si dové farla stare presso le suore della Badia. Mariuccia martedì a mezzogiorno le venne il ticchio di andare per alcuni giorni a Forlimpopoli presso una famiglia di sua conoscenza dicendo di non poter goder pace in famiglia perché non voleva essere schiava del fratello e della serva. Non vi fu modo di trattenerla, scapò via da sola. Allora dovetti farla rincorrere ed accompagnarla dal vetturino che assunse la responsabilità di consegnarla a quella famiglia. Non avendo questa posto per dormire si fece accompagnare alla stazione ed andò a Forlì da s(uo)r Giuseppina. Mercoledì chiamato con telegramma fui colà nelle ore pomeridiane e seppi che la non si poteva tener lì per mancanza di posto. Fu pregata di tornarsi a casa con me ma non fu possibile persuaderla, allora si combinò che rimanesse per qualche giorno sperando sul da farsi nel tempo che è buon consigliere ed io mi tornai a casa in carrozza ad ora avanzata con una pioggia che cadeva dirotta. Mio zio carissimo, non ne posso più, proprio più: quando alla mia condizione mi sento dar molto la testa. Almeno fosse potuta rimaner qui la Bina, che m’avrebbe incoraggiato, ma neanche questo conforto posso avere perché la venuta a Lugo dei parenti di Faenza e poi gli esami all’Università di Bologna l’hanno fatta partire e non si sa quando potrà ritornare anche occorrendo il bisogno. Gradisca i miei saluti anche per la gente di sua casa aff.mo suo nipote d(on) Zattini Luigi.