Carteggio

Ruffilli Francesco | 11/08/1908 | n.1568

Lettera | Toscana

Trascrizione CCM

Firenze 11 agosto 1909

Pregg.mo sig. padrone

Oh ricevuto la sua lettera e sento con piacere che a ricevuto i libri, che meglio non potevo fare. Gli dirrò che ieri mattina o consegnato le carte al Maestrini e dove gli dicevo che le facesse vedere al sig. Bemporad, in somma disse che pensava lui. Gli dirrò che ieri mattina o preso i pomodori e in questi giorni farro anche la conserva e così starro più caldo, il lampone ne o visto e cattivo, sarra indietro perche si vede gran fragole. Andai subito il sabato stesso che parti lei per pagare le tasse, mi dissero che doveva avere prima un altro aviso che non cera ordine di pagare, ma finora non o veduto nulla. Ieri vide il portiere della sig. Pettini dove mi disse che la povera Ginevra e morta il venerdì prima della sua partenza, e la sig. Burresi con Piero si trova a Viareggio. Qui si trova la sig. Puccione e pare per ora che non si muova. Ieri dal sig. Nello e venuto via la cuoca che non si pigliavano e li a lasciati soli. Io avevo pensato nel Righi che mi avesse dato un aiuto, ma per mia disgrazia, venerdì passato ce arrivato tre americane, e dice per quanto puo capire che ci stiano un mese; deve essere un bel lavorare, non capiscano nulla litaliano, insomma non sintendino nessuno, lui dice ridano, ed io rido, se mangiano bene, sino mangio io. Gli dirro che la sua lettera di ierisera fu tassata di trenta centesimi che passava al peso, Le tortore pare che stiano bene. Mi dice che mi trovo agitato, non mi pare, solo quando vedo che le cose non vanno regolarmente mi dispiace, lei mi dice che per il lunedi occorre i libri, come dovevo fare che non avevo riccevuto la cartolina, a me dispiaceva, di non essere pronto ai suoi ordini, questo è tutto, uno piu che cerca di fare il suo dovere, o passato una settimana con queste genti, che non sapevo dove mettermi le mani, e poi vide un poco Litala nel lunedi. Altro non mi rimane che salutarlo indistintamente come pure tutti del Rosso Marietta e Itala mi dico suo servo Francesco Ruffilli.

Trascrizione FA

Firenze, 11 agosto 1909 [AA, CAF, n° 1568; lettera]

Francesco Ruffilli a Pellegrino Artusi: Bagni di Montecatini [manca la busta con l’indirizzo, il dato è ricavato dal testo della lettera].

[Manca la nota di ricevimento di Artusi]

Firenze 11 Agosto 1909.

Preggmo. Sig. Padrone

Oh riccevuto la sua let-|tera e sento con piacere che | a riccevuto i libri, che meglio | non potevo fare. Gli[1] dirrò che | ieri mattina o consegnato le | carte al Maestrini[2] e dove | gli dicevo che le facesse ve-|dere al Sig. Bemporad. in som-|ma disse che pensava lui.

Gli dirrò che ieri mattina | o preso i pomodori è in que-|sti giorni farro anche la | conserva é cosi starro piu | caldo, il lampone ne o visto || e cattivo, sarra indietro perche | si vede gran fragole.

Andai subito il Sabato | stesso che parti lei per pa-|gare le tasse[3], mi dissero che | doveva avere prima un’altro | aviso che non cera ordine di | pagare, ma finora non o | veduto nulla. Ieri vide il | Portiere della Sig. Pettini[4] dove | mi disse che la povera Ginevra | e morta il Venerdi prima della | sua partenza, e la Sig: Burresi | con Piero[5] si trova a Viareggio. | Qui si trova la Sig: Puccione[6] | e pare per ora che non si muova, | Ieri dal Sig. Nello[7] e venuto via | la cuoca che non si pigliavano | e li a lasciati soli. ||

Io avevo pensato nel Righi[8] | che mi avesse dato un aiuto, | ma per mia disgrazia, Venerdi | passato e arrivato tre America-|ne, e dice per quanto puo capi-|re[9] che ci stiano un Mese; deve | essere un bel lavorare, non ca-|piscano nulla Litaliano, in-|somma[10] non sintendino nessuno | lui dice ridano, ed io rido, se man-|giano bene, sino mangio io[11], <dove> | Gli dirro che la sua lettera | di ierisera fu tassata di trenta | centesimi che passava al peso, | Le tortore pare che[12] stiano bene, | Mi dice che mi trovo agitato, non | mi pare, solo quando vedo che le | cose non vanno regolarmente mi | dispiace, lei mi dice che per il | Lunedi occorre i libri, come dovevo \fare/ || che non avevo riccevuto la cartolin\\a,// | a me dispiaceva, di non essere | pronto ai suoi ordini, questo è | tutto, uno piu che cerca di fare | il suo dovere, Ò[13] passato una | settimana con queste genti, che | non sapevo dove mettermi le mani, | e poi vide un poco Litala[14] nel | Lunedi. Altro non mi rimane | che salutarlo indistintamente. | come pure tutti del Rosso | Marietta Itala

mi dico suo servo

Francesco Ruffilli[15]



[1] -li corretto su altre lettere.

[2] «o consegnato le | carte al Maestrini»] Dall’esiguo scambio epistolare pervenuto tra Maestrini e Artusi (AA, CAF, n° 1159-83; nella maggior parte sono brevi messaggi), possiamo desumere che Maestrini revisionasse i conti di Artusi: i conti colonici, le obbligazioni e i titoli (Artusi era azionista della Banca d’Italia, obbligazionista delle Ferrovie dello Stato, possedeva titoli fondiari e libretti di risparmio presso la banca Monte dei Paschi di Siena) ed anche i conti con l’editore Bemporad per la distribuzione della Scienza in cucina.

[3] «Andai subito il Sabato | stesso che parti lei per pa-|gare le tasse»] È difficile stabilire di che tipo di tasse si tratti, né ci è dato sapere quale fosse l’entità. Sarà opportuno ribadire che Artusi non risulta iscritto presso l’anagrafe di Firenze; il luogo in cui egli avesse stabilito formalmente la propria residenza rimane, ad oggi, un mistero.

[4] «della Sig. Pettini»] Clotilde Montani Pettini.

[5] «e la Sig: Burresi | con Piero»] Luisa Burresi Pettini ed il figlio Piero Burresi.

[6] «Qui si trova la Sig: Puccione»] Iole Puccioni.

[7] «Ieri dal Sig. Nello»] Nello Puccioni, figlio di Piero e Iole Giovannozzi, nacque nel 1881 e morì nel 1937. Si veda Conti 2016.

[8] Si esclude possa essere Carlo Righi di Faenza.

[9] -i- corretta su -e-.

[10] in- corretto su altre lettere.

[11] «deve | essere un bel lavorare [...] mangio io»] Francesco riferisce quanto gli ha raccontato un certo Righi, proprietario di una pensione, il quale ospita delle signore americane di cui non comprende la lingua. La reciproca incomprensione provoca fra gli interlocutori il riso e Francesco, immaginando la scena, pensa a come possa essere difficile lavorare in simili circostanze.

[12] corretto su altre lettere.

[13] Corretta su altra lettera.

[14] L- corretta su altra lettera.

[15] La lettera lascia inoltre desumere che Artusi avesse chiesto a Francesco il motivo della sua agitazione: Francesco è molto devoto al suo padrone e si dispiace per non aver potuto rispondere ai comandi di Artusi come avrebbe voluto. La lettera va infatti collegata a quella del 9 agosto (la n° 1567 AA, CAF, n° 1567), in cui Ruffilli aveva scritto ad Artusi di non poter spedire i libri entro la data da lui richiesta.

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