Carteggio

Ruffilli Francesco | 24/07/1901 | n.1546

Cartolina postale | Toscana

Trascrizione CCM

Firenze 24 luglio 1901

Preggiattissimo sig. padrone

Non avendo riccevuto nulla di sue notizie voglio credere che starra bene, come pure è il simile di me. Qui in casa sua nulla di novo, ieri qui ci fu un gran acquazzone ma oggi è ritornato il solito caldo. Ci venni la signora Pettini che aveva una bella cesta di frutta ma non trovandolo me ne lascio un poco per me, che lo salutava tanto. Altro non mi rimane che salutarlo distintamente come Marietta, mi creda suo affezzionatissimo servo Francesco R(uffilli).

Trascrizione FA

Firenze, 24 luglio 1901 [AA, CAF, n° 1546; cartolina postale]

Francesco Ruffilli a Pellegrino Artusi: (presso Sig. Giovanni Bandini) Forlì.

[Nota di Artusi] R 25 Lug;° 1901[1]

Firenze 24 Luglio 1901

Preggiattissimo Sig.[2] Padrone

Non avendo riccevuto nulla di | sue notizie voglio credere che starra bene, | come pure è il simile di me. Qui in casa | sua nulla di novo, ieri qui ci fu un gran acquaz=|zone ma oggi è ritornato il solito caldo.

Ci venni la Signora Pettini[3] che aveva una bel-|la cesta di frutta ma non trovandolo me ne | lascio un poco per me, che lo salutava tanto. | Altro non mi rimane che salutarlo distinta=|mente, come Marietta, mi creda suo | affezzionatissimo servo

Francesco R.

Al Preggitissimo Signore | Sig: Pellegrino Artusi presso | Sig: Giovanni[4] Bandini | (Forlì) | Forlì[5].



[1] La gamba della lettera R di R[icevuto] sottolinea la data di ricezione. L’appunto si trova sul lato anteriore della cartolina, in altro a sinistra, sopra l’indirizzo.

[2] Segno di correzione sulla S- di Sig.

[3] Si tratta di Clotilde Montani Pettini, o della figlia Luisa Burresi Pettini, moglie dell’avvocato Sebastiano Burresi. Il dato è ricavato da un biglietto di Luisa a Artusi: AA, CAF, n° 533. Dalla conversazione epistolare con Luisa si ricava che Artusi fu padrino del figlio Piero: AA, CAF, n° 533-561.

[4] La -v- è corretta e riscritta nel soprarrigo.

[5] Artusi si trova a Forlì presso Giovanni Bandini, allora al suo servizio come amministratore dei poderi forlivesi. Francesco, che invece si trova a Firenze, chiede al suo padrone notizie sulla sua salute e lo rassicura sullo stato della casa.

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