Babini Pellegrina | n.118
Trascrizione CCM
[Lugo (RA) ? s.d.]
Carissimo zio
Approfitto della gentilezza di Rosina per mandarle i più affettuosi saluti. Nostre nuove si mantengono costantemente le stesse. Da Vieste, dall’estrema punta del promontorio del Gargano ebbi in dono degli splendidi aranci e cedri stupendi. Ho fatto la conserva dei primi e mi è riuscita eccellente; ho fatto il sciroppo dei secondi, ma mi è venuto troppo condensato. Certamente ha bollito troppo e più che sciroppo, per la bontà veramente eccezionale dei cedri, è riuscita una squisita marmellata. Visto il buon esito della conserva di arancio mi sono proposta di farla man mano di ogni frutta. E la conserva di rose? Io ho la ricetta dell’acqua di rose così rinfrescante per la pelle, ma è molto dispendiosa e mamma non me la lascia provare. Domenica scorsa fu giorno di grande festa a Lugo. Noi avevamo invitati forastieri che sul più bello mancarono. Di mala voglia si mangiò, in pochi, del budino di mandorle tostate. Al dopo pranzo eccoti all’improvviso i nostri invitati che si fermano a cena! Sa cosa feci? Nell’ora in cui andarono alla tombola diedi una forma uguale al budino rimasto, lo rivestii di savoiardi bagnati nel rhum e nel rosolio bianco e lo ricoprii di una crema fiorita di candito e lo posi in ghiaccio. Fu trovato così gustoso che in cucina ritornò il piatto vuoto. Ho fatta anche la zuppa tartara, ma mancandomi la conserva di frutta, divisi la ricotta stemperandone 100 grammi con cioccolata gratugiata e ponendo nello stampo alternativamente a capriccio la ricotta bianca e la ricotta bruna. Mi sono servita di zucchero vanigliato ed è riuscita squisita. Essendo difficilissimo trovare la ricotta quando manca quella che portano i pastori debbo alla gentilezza del cuoco dei Manzoni il modo di farla. Si pone a bollire del latte e quando questo comincia a bollire ci si versa dell’aceto. Si cessa subito che si veda salire lo siero e raggrumarsi al fondo la ricotta. Si fa bollire ancora quattro o cinque minuti, si ritira dal fuoco e fredda che sia si pone sopra al setaccio per farla colare da tutto lo siero. Le trascrivo anche due ricette di crostini piccanti, pregandola a provarli perché io credo meritino proprio di figurare nel suo libro.
1a Crostini piccanti – Una acciuga, un pugnello di capperi; uno di pepperoni due fette di prosciutto; due fegatini di pollo. Si pesta tutto finissimo con quattro o cinque foglie di salvia si condisce con pepe, sale e si fa cuocere con burro e olio. Quando sia quasi cotto ci si aggiungono due dita – di bicchiere – di aceto e il sugo di mezzo limone. Si lascia raffreddare e ci si sbatte un uovo, si ripone al fuoco, per qualche minuto a bollire, per ultimo il sugo del limone.
I primi sono la mia simpatia, ma l’avverto che riescono un po’ pesanti da digerire. Così come Le è pesante da digerire, quel povero d’Annunzio. Due anni fa dopo aver letto Il sogno di un mattino di Primavera io le dissi che cosa ne pensavo… ora godo nel sentirla dello stesso parere. In Milano è in questi ultimi giorni – fanatizzato –. Non so, perché non ho potuto averla la sua ultima canzone a Garibaldi, che genere sia. Non so, a che / lettera tagliata / Un bacio da Babini Pellegrina.