Babini Pellegrina | 14/05/1909 | n.105
Trascrizione CCM
Bertinoro [FO] 14 maggio 1909
Carissimo zio
Io credevo naturale il mio “vaneggiamento” poiché era la prima volta, dopo tanti anni, che una mia lettera rimaneva, da Lei, senza risposta. Davvero io non so spiegarmi quella tal specie di durezza che così spesso Ella ha usato ed usa con me. È bastato sempre un solo sospetto, una mezza parola fraintesa, un concetto male interpretato, perché senza alcuna misericordia Ella abbia stigmatizzato. Quanto mi è dolorosa la contestazione di questo fatto! In tanti momenti della mia vita il pensiero di ricevere da Lei un’approvazione, una lode mi sono stati di sprone a bene operare e per l’appunto quasi sempre la mia aspettativa fu delusa venendomi, se mai, la ricompensa da tutt’altra fonte. Quando, spontanei, mi vennero alla mente quei versi (a proposito al 15o verso corregga inumano invece di immano) pensavo a tutto tranne che la regina avesse potuto leggerli. Glie lo scrissi, furono stampati per beneficenza col solo nomignolo Bina e d(onna) Maria Rava che non mi conosce, che non conosco, ma che è di Ravenna, li presentò alla sovrana. E fu lei stessa che per via indiretta seppe il mio vero nome e pervenir mi fece, la lode e il ringraziamento della regina. Dirle tutto questo, prima, mi pareva avesse l’aria di una auto-incensata, poi ché ero le mille miglia lontana dal pensare ch’Ella avesse potuto supporre in me un fine rimunerativo. Creda, non sento alcuna amarezza per le sue parole; mi hanno addolorato momentaneamente e non più. La bacio affettuosamente. Aff. nipote Bina.