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Ripatransone (AP) 14 settembre 1908

Carissimo zio,

Grazie della bella lettera. Eccole, in effigie le cose principali di Ripa. Quello che non posso mandarle è la vista suggestiva de’ vecchi bastioni che coi robusti ruderi benevolmente sorregono le case dell’oggi; la vista delle bianche striscie formate dalle stradicciuole che salgono la rampa erbosa sino agli archi ampli delle torri merlate; la vista dell’azzurro mare solcato da innumerevoli barchette che, per la lontananza, paiono variopinti fiori galleggianti. Si, questa città, or silenziosa e raccolta, ha una storia. Essa ha sofferto nel passato per le ingordigie e le insidie di Marcoaldo, di Malatesta, di Sforza, degli Spagnoli. Pur io, vorrei conoscere l’Italina che ho sempre sentita rammentare con tanto sincero affetto e lo spero. Così vivamente desidero rivedere tutti loro. È proprio all’insegnamento in una scuola nor(male) che io miro e sarebbe questo il compenso ambito ma… Affettuosissimi saluti a tutti. Aff. Bina.