Cecconi Enrico | 12/04/1901 | n.750
CCM Transcript
Firenze venerdì 12 aprile 1901
31 via Luigi Alamanni
Pregiatissimo sig. Artusi
Finalmente è venuta la risposta concernente il noto individuo e dice: «La persona di cui mi chiedi fù al mio servizio ed è un buon ragazzo, non molto bravo ma accurato, onesto e buono; forse anzi, troppo buono. In casa mia fu per varii mesi e, che io mi sappia, si condusse sempre benissimo: ma, confesso non seppi resistere a certe maligne voci che correvano sul conto suo, e, per questo soltanto trovai una scusa e me ne disfeci». Le maligne voci si riferirebbero ad un vizio che molti Fiorentini hanno avuto in passato e pare abbiano ancora, e che presso di noi molti hanno in orrore, ma che a Napoli, per esempio, mi dicono che sia assai in onore e abbia molti cultori, vizio del quale, poi, nessuno si formalizza. E a dire il vero non mi pare che dovrei formalizzarmene nemmeno io, dal momento che frequento case e stringo la mano di persone che godono riputazione, a torto o a ragione, di avere un debole per tal vizio in forma passiva. Dicono che gli individui che in tal forma vi si abbandonano, sieno alieni dal bel sesso, e che taluno, persino, arriva a detestarlo come un gran concorrente. E questo, a dire il vero, sarebbe una ragione che mi incoraggirebbe a prendermi un tale individuo, visto che, in passato, tutti i cuochi hanno sedotto le cameriere; perché se questo rifuggisse dalle donne, potrei, finalmente, star tranquillo e non temer più i soliti scandali e inconvenienti in casa. Del resto, poi, sarebbe a vedersi se le maligne voci sieno vere o no, perché ricordo per esempio, che una donna di casa mia (certa Elvira) tirò fuori una tal diceria a carico del Righi. E qui stesso si parla in ugual modo di certi signori cui tutti facciamo di cappello, ed occupano posizioni eminenti. La lettera che ho ricevuto, e della quale le ho trascritto il principio, finisce così: «A Napoli si riderebbe sapendo che io ebbi degli scrupoli per alcune voci che correvano e (questa è la verità) io non constatai fatti, ma voci soltanto!». Del resto ora è un pezzetto che trovasi in casa P… e se tali vizi avesse, qualcuno se ne sarebbe accorto. Piuttosto mi pare che sarebbe da informarsi della sua capacità, magari a Montecatini dove pare sia stato ma non so in quale albergo o pensione. Spero che ci potremo vedere e parlarne. Domani ho gente a colazione e poi dovrò uscire. Domenica, forse, dovrò andare al Poggio. Lunedì vorrei fare sul tardi una visita alla contessa Fabrini, avendomi detto che è l’ultimo suo lunedì, e se quivi ci si potesse incontrare, oppure in altro luogo a Lei più comodo, e avrei piacere, anche per fare una buona chiacchierata. Le stringo la mano, e mi ripeto suo aff.mo e dev.mo amico Cecconi.