Carteggio

Cavina Giuseppe | 25/02/1909 | n.708

Lettera | Emilia-Romagna

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Bologna 25 febbraio 1909

Car.mo Signor Pellegrino

Sento con piacere dalla Giulietta le die Lei nottizie che trovasi in buona salute, così pure i suoi famigli; in quanto a me, sono da due mesi tormentato dal raffreddore, poi da varie febbriciole, poscia o avuto l’influenza, con una nevralgia al capo e in ispecie all’occhio destro, e alla gengiva, con un dolore veramente spasmodico per la durata di quindici giorni; ora stò meglio, ma non posso liberarmi dal raffreddore. Anche in quest’anno ci illudevamo di avere una discreta stagione invernale quantunque molto rigida; ecco in giornata una nevicata ci addimostra di trovarci ancora nel colmo dell’inverno, facendo temere di avere una annata climaterica inaugurata dal terremoto; che daremo carratere di causa naturale; perché i vulcani sono originati di massi aglomerati di vegetali legnami carbonizzati da secoli e fosfilati con adiacenti miniere di minerali in ispecie di zolfo e fosforo, ed altre sostanze incendive racchiuse nel seno della terra in certe località, che incendiate dalla fermentazione, e da correnti eletriche formano un immenso bragiere che chiamiamo vulcano; essi col tempo formano una quantità di gas, che esplodono in correnti eletriche producendo lo scotimento della terra; e conseguentemente a norma delle località che si trovano nel volgere dei tempi esplodendo formano dei grandi concavi; che sobissono paesi, come così ne du di Sodoma, e Gomora, e avvenuto ora di Messina, e di Reggio, e forse un giorno ne sarà di Napoli, e di altre città che trovansi sovrastanti a questi gran vulcani, questo è il vedere mio. Si conservi in salute, gradisca tanti cordiali saluti miei e di Giulietta; pregandola far conpartecipe la Marietta e Francesco. Sempre suo dev.mo amico Cavina Giuseppe.

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