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Cavina Giuseppe | 05/06/1907 | n.686

Lettera | Emilia-Romagna

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Bologna 5 giugno 1907

Car.mo signor Pellegrino

Non credo che Ella debba in niun modo rinunciare a una soddidazione se le fa biacere utile alla salute; per circostanze che non impediscono il tutto, il compito dei propri desideri; l’assenza come cuciniera può sostituirsi come si proposse Lei nei scorsi anni, cioè di prendersi con se Francesco, perché non ho una servente molto istruita, da fare da mangiare. Nel rapporto fra me e Giulietta non trovasi nessuna innamicizia ma bensì sorse un battibecco colla Maria servente della Giulietta lo scorso ottobre; che ebbe principio dall’averla pregata a prestarmi mano a nettare delle mele guaste, per poi seccare le restanze; si ricusò aiutarmi; poi cominciò con discorsi estranei, relativi a miei particolari, rimproverandomi, e ramentando circostanze, persone, presenti, e estinte, cosa che mi determinò a significarle che attendesse a fatti suoi, che aveva la lingua lunga; mi rispose che l’avevo io. Le dovetti senz’altro dirle, andate altrove a miglior fortuna nottisi che alla Maria non diedi mai la minima confidenza avendole per lo passato osservato che aveva una certa avversione verso mia madre; la Giulietta proteggeva la Maria, cosa che mi dispiaceva – al giungere in luogo la Giulietta prese a proteggere la sua protetta; prefferendo la servente al fratello. Nella circostanza alla Giulietta le proposi di mandare a casa la Maria da sua madre che da tempo è malata per due mesi. Le ho fatto leggere le sue lettere per indurla a venire al Monteceneri - forse si pentirà e verrà ecco quanto. Si assicuri signor Pellegrino che per quanto consta a me, sarà sempre il ben venuto degl’anni scorsi e deve stare come fosse in casa propria; dell’accaduto ne sono dispiacentissimo. Per tanto riceva i miei cordiali saluti, e favorirà far partecipe la Marietta, e Francesco. Suo dev.mo aff.mo amico Giuseppe Cavina.

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