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Bonavita Antonio | 02/04/1909 | n.482

Lettera | Emilia-Romagna

CCM Transcript

Forlì 2 aprile 1909

Signor Pellegrino

Faccio seguito alla mia del 28 marzo u(ltimo) d(ecorso). Se si deve giudicare del raccolto grano dall’aspetto e dalla stagione che corre non si può conto sperare che sia abbondante. Fu seminato tardi in un terreno troppo poco triturato causa la siccità; la nascita fu tardiva e in parte fallì causa sempre la mancanza d’acqua. L’inverno è trascorso asciutto e le esili piantine non hanno potuto ne crescere ne caspire e fino a poche settimane fa male apena si scorgeva. Marzo poi è stato piovosissimo e aprile pare voglia imitarlo; sono circa 40 giorni che piove e questo porta serio danno pei lavori e per le semine primaverili. Gli impianti di foraggere fatti nella primavera dell’anno passato sono in parte falliti causa l’asciutto dell’estate e specialmente nei terreni compatti; ora dobbiamo spendere di nuovo nei semi per ritentare l’impianto. La coltura della barbabietola pare che per questo anno vada a monte a causa le grandi esigenze degli operai che non ànno altro scopo che quello di distruggere prima la mezzadria poi la proprietà. Su questi argomenti ne avrei per un paio di giorni, ma per non importunarlo mi limiterò a citare qualche fatto e così potrò capire sino a che punto si spingono le cose. In una fabbrica di cementi in Ravenna gli industriali non potendo accettare le tariffe imposte dagli operai per lo scarico dei materiali, hanno dovuto accordarsi con 4 facchini che da soli eseguiscono il lavoro dandogli 35.000 lire, dico trentacinque mila lire che corrisponde a 8750 franchi ciascuno, cosa che difficilmente si può credere perché è una enormità. Una fabbrica di concimi causa sempre le esagerate pretese della mano d’opera si è chiusa; forse anche il zuccherificio si chiuderà. Lo stesso fatto nel Ravennate succede per i lavori agricoli dove non vi è la mezzadria. Anche a Forlì è probabile che il zuccherificio resti chiuso; sono mesi che non si fa che discutere e si continua ancora senza a venire a capo di nulla. Quest’anno avevo persuaso Grotto a estendere la coltura perché si è convinto che è remunerativa più d’ogni altra coltivazione, ma il zuccherificio di Cesena à limitato molto la coltura poiché dubita che anche gli operai di là facciano sciopero per rendersi solidali cogli altri. Ci hanno concesso solo 3 tornature. Per ogni fabbrica che non lavorerà il danno che ne risentirà il paese sarà di un paio di milioni. Qua abbiamo ancora il commissario e rimanerà qualche mese ancora. Il disavanzo del Municipio nel 1908 è di 140 mila lire. Le strade tanto in città quanto in campagna causa gli abusi d’ogni genere si sono ridotte indecenti e dire che la brecciatura soltanto costa al municipio circa 100 mila lire. Mercoledì di questa settimana abbiamo avuto da parte dei braccianti una dimostrazione, contro la disoccupazione e stanno mandando a male il lavoro del zuccherificio, sono proprio enormità. Qui bisogna tollerare tutto. Forse lo avrò già seccato troppo e tralascio l’argomento. Giunchi porterà le ova non per farle come lei dice l’elemosina ma per accondiscendere al suo desiderio e credo non avrà difficoltà per il pollame, quindi può stare tranquillo e gradire le ova. Alla casa di S. Andrea occorre qualche riparazione di poco conto, a Pieve Sestina invece occorrono lavori murari di qualche importanza. Il muro posteriore della casa per ragioni di stabilità à bisogno di qualche sperone o di sottomurazione, un tratto di muro del porticato vuole essere rifatto, vi sono tratti di piancito delle camere sopra alla stalla da rifare e qualche altro lavoretto. Vi è anche il pozzo del macero che è ridotto inservibile. La riparazione al muro posteriore della casa non è da trascurarsi perché potrebbe essere pericoloso, e quando avremo un poco di buono sarà bene procedere. Per oggi faccio punto. Favorisca ricambiare i saluti alla Maria e gradisca che mi professi dev.imo Antonio Bonavita.

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