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Bonavita Antonio | 05/11/1907 | n.420

Lettera | Emilia-Romagna

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Forlì 5 novembre 1907

Signor Pellegrino

Avrei desiderato di poter fare a meno di ricordare il podere di S. Andrea perché per quanto procuri di giustificarmi o non mi riuscirà di farmi comprendere, o non crederà quanto esporrò o mi supporrà esagerato. Il guaio è stato che date le condizioni eccezionali dell’ambiente, non avevo a che fare con Gordini, ma colle masse organizzate in momenti di esaltazione e che si trattava della vita o della morte delle organizzazione operaie. Per nostra disgrazia, data l’indolenza, le condizioni economiche poco floride, la mancanza di accordo fra i proprietari e quel che è peggio la poca testa, la vittoria per gli avversari è stata cosa facile ed ora si è quasi in balìa di essi e potremo accontentarci se la situazione non continuerà a peggiorare. Questo non dico perché sia troppo pessimista o pauroso ma perché ò la certezza che per ora il male non si arresta. Di quanto ò fatto Lei certamente non sarà contento e questo a me spiace molto perché non vorrei farle dispiacere e perché ò tentato tutti i mezzi possibili per uscirne col maggior decoro e per risentirne il minor danno. Se sapesse come ne sono usciti certi proprietari. Non continuo per non infastidirla perché so che certe cose l’urtano troppo. Mi limiterò solo a fornirle qualche schiarimento nella lusinga di riescire a spiegarle quanto ò fatto. Venni nella determinazione di accettare nel giugno dal Gordini la stima dei raccolti, svernaglie, concimi ecc., a patto, nientemeno, che la lega dei contadini avesse permesso ad altro colono di andare nel podere, per non perdere tutto. Fu difficile trovare il perito perché nessuno voleva simile gata da pelare. Dopo tante questioni fu concordata la stima in lire 3663,30 di sola parte colonica. Gordini come ricorderà nel riconoscere il suo debito aveva fatto la riserva circa l’indennizzo dell’incendio della bica, partita che il Bandini non à saputo giustificare. Si trattava quindi di circa 300 lire da stralciare dal conto. Al debito che il Gordini rimaneva, detratte le £ 300 surricordate, bisognava aggiungere tutte le spese di parte colonica fatte sino al giugno u(ltimo) d(ecorso) non che il ricavato della foglia di gelso in lire 80. da lui trattenuto e fare la differenza coll’ammortare della stima, ma così non è stato possibile combinare. Per concludere ò dovuto dare 2200 lire, la quale somma viene di qualche poco diminuita per avere ottenuto dal Gordini la cessione del libretto di deposito che teneva presso questa Cassa dei Risparmi in garanzia della mortalità del bestiame per la somma di circa £ 140 che Lei potrà ritirare quando vuole. La spesa che avrei dovuto sostenere in lire 100 per le diverse stime fatte dal perito Bondi sono riuscito a farle pagare al nuovo colono, al quale ò dovuto ridurre di 335 lire il valore, di p.d.r., del bestiame, per il deprezzamento subito dall’annata e per le condizioni in cui il Gordini lo à lasciato. Al nuovo colono ò dovuto concedere come accorda il patto colonico di corrispondere in denaro anziché in natura le regalie, e per l’anno in corso esonerarlo. È stato impossibile trovare un colono che potesse disporre di lire 3663.30 coi tempi che corrono e per un podere che non presenta grandi risorse. Ò dovuto accontentarmi di 2500 lire in contanti, di un carro di grano immagazzinato ed accettare una cambiale di lire 900 da scalarsi annualmente garantita dai suoi zii, dei quali uno deve ancora firmare. Ò cercato di ottenere il più possibile dal nuovo colono che poveretto per accontentarmi si è alquanto sacrificato; speriamo di avere delle annate buone e così possa rifarsi e incoraggiarsi. La famiglia quando si trattò il contratto era composta dei genitori e di tre figli maschi dei quali il maggiore ammogliato. Prima che entrassero nel podere improvvisamente il padre moriva ed il reggitore diveniva il figlio Giovanni. Le spese a carico del nuovo colono decorrono dal luglio in avanti come rileverà dal conto corrente. Per l’anno venturo vi sarà deficienza di foraggi per non avere, causa l’agitazione, fatto come consuetudine gli impianti di prato artificiale. Ò fatto seminare nel settembre u(itimo) d(ecorso) dell’erbaio annuale, probabilmente saranno denari sprecati perché se le radici delle piantine non arriveranno prima dell’inverno ad approfondire tanto da salvarsi dai geli, periranno. Era mio dovere tentare. Non so quanta verità possa esservi in ciò che mi è stato riferito circa agli sposi. Vi sarebbero state di già discordie causa che lo sposo conduce la vita del libertino, sta fuori alla notte e pare giuochi, pare anche che quanto aveva fatto credere in fatto di finanze, non corrisponda troppo. La sposa sarebbe ritornata a casa sua, ma poi si sono riconciliati. Speriamo che l’accordo possa essere duraturo. Speriamo che l’inverno non corra molto rigido. Se vi saranno nel conto partite per le quali abbia bisogno di schiarimenti, non avrà che da accennarmelo e procurerò di fornirglieli. Ora cercherò di rispondere all’interrogazione che mi faceva nella sua delli 21 u(ltimo) d(ecorso). Al grano insaccato occorre un ambiente asciutto sì, ma fresco il più possibile; tenendolo di sopra sarebbe stato una rovina. Se avessi avuto maggior spazio e altri sacchi, lo avrei tenuto tutto al pian terreno; ecco perché la parte venduta ero costretto tenerla al piano superiore. Un magazzino buono non è facile trovarlo perché o per bisogno o per non impazzire quasi tutti i proprietari vendono il grano all’epoca del raccolto e non si curano di avere magazzini adatti, i pochi che lo conservano hanno le fossa; si immagini se quelli che li affittano vogliono spendere a ridurli. Col rincaro dei fitti e pagando 75 lire capirà cosa si può pretendere. Ad ogni acquazzone si corre pericolo che l’acqua che può entrare rovini, i topi che non mancano mai arrecano danno; nelle pareti e nei pavimenti sono annidati tutte le sorti di insetti e se anche il grano si immagazzina bene condizionato non giova. Le ò fatto queste considerazioni perché si convinca che non dipende da me se non posso accontentarla. Se avesse occasione di provare si convincerebbe che non ò torto. Il raccolto uva a S. Andrea à ragione di dire che è stato meschino. Per aumentarlo bisognerebbe sostenere spese di concimazione e di mano d’opera che potrebbe darsi non convenisse, prima perché lo stato di quelle viti non è buono secondo perché se il raccolto continuasse abbondante per qualche anno e si vendesse l’uva a 30, o 40 lire al carro non vi sarebbe tornaconto; tuttavia qualche cosa cercherò di fare. La canapa è poco richiesta ora, ma si raggiungono le 100 lire e forse qualcosa di più. Il formentone di Grotto è stato staroli 26 di p(arte) p(adronale) i fagioli bianchi staroli 11/5 p(arte) p(adronale). A S. Andrea il formentone staia 22 i fagioli grigi staia 1½ di p(arte) p(adronale) tutto in magazzino. Ò ricevuto gli imballaggi, ma non ho potuto avere un momento di tempo per prepararle quel poco di frutta, e non mi fido di farlo fare ad altri, al più presto glie la invierò, appena avrò le farine spedirò anche quella. Dev.mo Antonio Bonavita.

Allegato 1 vaglia della Banca d’Italia di £ 572,69 a pareggio, salvo errore, del conto corrente.

D(etto) 1 cambiale di £ 900.

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