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Almerici Blandina | 13/12/1910 | n.42

Lettera | Emilia-Romagna

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Bologna - Via Barberia 32, Palazzo Gregorini - 13 dicembre 1910

Gentilissimo signor Artusi,

la sua amabile lettera inviatami da Cesena, non poteva giungermi più gradita e la ringrazio vivamente della nuova prova che mi dà della sua vera amicizia e bontà. Sono io la colpevole, lo confesso, lo riconosco e creda che sono dispiacentissima di aver lasciato passare tanto tempo senza scriverle. Se tutte le volte che ho pensato a Lei, le fosse giunta una mia lettera se ne sarebbe annoiato. Ma molte circostanze, anche poco liete, mi fecero trascurare la mia corrispondenza. La morte della povera Ghita Almerici (sposa al prof. Fabbri) ch’Ella forse ricorderà, avvenuta per paralisi cardiaca a soli 60 anni, diverse coliche nefritiche che tormentarono Almerico e il continuo muoverci dal mare alla campagna, dalla campagna a Cesena, poi a Bologna, tennero la mia vita agitata ed Ella vorrà scusarmi. Comperai a Riccione una cartolina della Villa Brenzini coll’idea di mandargliela, ma allora non sapevo ove Ella si trovava, ed è ancor qui sul mio scrittoio. Attendeva con desiderio Natale per farmi viva con Lei e scusarmi del mio involontario silenzio. Come vede siamo a Bologna nel solito bell’appartamento e i miei figliuoli godono ottima salute. Margherita è stata lì, lì, per fidanzarsi con un giovane diplomatico, ma il pensiero d’allontanarsi troppo dalla famiglia e dalla patria l’ha decisa di attendere altra occasione. Sandrino frequenta con amore il Ginnasio e fin’ora riesce bene. Che fanno le comuni conoscenze? Le signore Pettini e Pietro Burresi? Mi scriva a lungo, chè io non mi sono accorta di nessun cambiamento in Lei e una sua lunga lettera sarà la migliore prova del suo perdono. Finisco col farle mille auguri, anche a nome di Almerico e de’ miei figliuoli, pregandola ricordarmi a’ suoi di casa. Aff.ma Blandina Almerici.

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