Bonavita Antonio | 15/05/1906 | n.354
CCM Transcript
Forlì 15 maggio 1906
Signor Pellegrino
Se dal 19 di aprile ad oggi non mi sono fatto vivo e se alla pregiata sua di domenica non ò risposto subito, non è dipenduto ne da occupazioni, ne da trascuragine, ma solo per non poter essere un momento di buon animo causa la lotta continua che debbo sostenere coi bracianti impiegati nei lavori agricoli della Congregazione e più specialmente col capo squadra che non ò mai mancato di beneficare (un ex-bersagliere che la Maria parmi vedesse una volta a Firenze) spalleggiato dalla camera del lavoro me ne fa d’ogni colore. Se si trattasse di un privato o di un ente non amministrato dai popolari forse le cose andrebbero diversamente. Beati quelli che non provano. Se lo ò infastidito mi perdoni che ora passerò a quanto può interessargli. Gordini va discretamente e quelli di casa sua tutti bene. I Grotto pure stanno bene. La campagna nel complesso non va male. Date le condizioni in cui si fecero le semine autunnali e la primavera poi così incostante, il grano à fatto miracoli. La nascita della canapa è stata ottima, buona quella delle bietole, ma queste ultime sono state danneggiate molto da un coleottero, pulce di campagna, che in qualche località le à distrutte completamente. Il raccolto dell’uva non sarà abbondante. Il primo taglio dei foraggi è buono se pure non andrà a male nella fienagione. Oggi il tempo era indemoniato, ma fortunatamente qui si è limitato a un acquazzone accompagnato da vento. A me non occorre nulla e lo ringrazio della premura. La salute va bene. Sento che la signorina Rosina si trova ancora a Firenze e questo mi fa piacere perché mi fa credere, primieramente che tutti si trovano in ottime condizioni di salute, poi perché reciprocamente si faranno un’ottima compagnia e per la signorina poi riesciranno di divago anche le attrattive di Firenze. Potessi anche io passarmela così. Voglia ricambiare in modo particolare i saluti e gradire che mi professi di lei dev.mo A. Bonavita.