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Urbanis Ugo | 15/12/1908 | n.1915

Lettera | Friuli-Venezia Giulia

CCM Transcript

Trieste 15 dicembre 1908

Prima fabbrica confetture a vapore conserve, canditi – specialità torroni mandorlati e mostarde di Giuseppe Urbanis – Trieste

Signor Artusi pregiatissimo

Quanto piacere mi ha procurato la sua cara lettera è inutile il dirlo. Godo di sentire che la sesta edizione di 6000 copie è ormai quasi esaurita, e che ella sta attendendo assiduamente a prepararne una settima. La ricetta che ella mi chiede (se potrò più di una) gliela manderò fra giorni. Ora sono occupatissimo qui in scrittorio perche come ella sa questa è l’epoca del nostro massimo lavoro dell’annata. Ho! Se ella sapesse con quanto dispiacere sono stato costretto di abbandonare la mia bella Firenze e, il mio quartierino tutto soleggiato. Fosse per pochi mesi, pazienza, ma se mai tornerò a Firenze sarà per pochi giorni soltanto. Quando lei si lamentava della sua sorte e di questa vita che ella paragonava ad una galera, certo non avrebbe mai potuto sospettare quale battaglia si combatteva nel mio cuore, quale scoramento si era impossessato del mio animo. E pure continuavo a benedire la vita e ad onta di tante contrarietà oggi ancora spero che Dio vorrà riservarmi dei giorni tranquilli. Sono stato costretto a ritornare a Trieste perche gli affari miei molto confusamente amministrati e sopraccaricati da enormi spese, andavano di male in peggio, che se la mia povera moglie non fosse stata nello stato deplorevole che lei ricorda, avrei dovuto decidermi a venirci ancora prima. Ora per rimettere le sorti dell’azienda dovrò sacrificarmi cinque o forse anche sei anni. La mia presenza qui, si rende indispensabile se vogliamo realizzare selle notevoli economie. Del resto mi sono riposato per otto anni e benché la sorte invida non mi abbia concesso di goderli pienamente come avrei voluto e potuto, se il carattere permaloso all’eccesso e per niente disposto a godere la vita e poi la malattia di mia moglie non mi avessero sciupate e avvelenate anche le poche ore di relativa pace che questa meravigliosa Firenze mi offriva. Pazienza! Bisogna spersi adattare di buona voglia alla sorte. L’adattabilità è condizione sine qua non di esistenza. Ora dunque non più svaghi intellettuali, non me ne resta il tempo, ma dalla mattina alla sera qui a occuparmi più che altro in scrittorio, a sorvegliare i due negozi e la fabbrica. Il male si è che dove passo la più gran parte della giornata (in scrittorio) non c’è sole c’è bensì luce ma luce elettrica che si deve tener accesa tutta la giornata e per di più, ho anzi per di meno aria poca e anche quella viziata. Ma concluderò questa lunga lettera non senza prima augurarle che ella possa passare piacevolmente le imminenti feste natalizie e desiderarle un buon capodanno. La prego di ricordarmi affettuosamente alla cara Marietta e alla gentile signorina Itala. Con un afettuoso bacio mi creda sempre suo, affezionato Ugo Urbanis.

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