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Bonavita Antonio | 11/07/1907 | n.1815

Lettera | Emilia-Romagna

CCM Transcript

Forlì 11 luglio 1907

Carissima Maria

Sono di nuovo a infastidirla. Qui vi è dell’agitazione da parte dei braccianti che si impongono per sostituire il colono nella trebbiatura del grano. Ànno fissato da loro la tariffa di 25 centesimi per ogni staio di grano trebbiato e sta tutto a carico del proprietario, il colono poi deve passare il vitto. Questa mattina dovevo trebbiare in un podere coi braccianti avendo la Congregazione, che è amministrata da popolari stabilito così, pure ò atteso tutt’oggi senza poter far nulla e così è avvenuto negli altri poderi perché il personale delle macchine venuto a conoscenza che a Magliano in un podere del c(on)te Mangelli si trebbiava coi coloni, tutti sono corsi la per opporsi. Stante il grande apparato di forza sono riesciti a trebbiare una bica, ma ora la macchina non può più moversi, causa l’invasione dei braccianti. È già il secondo caso. In quella benedetta Villa poi di S. Andrea che è una delle più turbolenti vi è maggior scompiglio perché oltre la questione dei braccianti per la trebbiatura, vi è quella dei coloni per la riforma del patto. Dove non sono state fatte le concessioni che pretendono, non è permesso al colono, dalle leghe, la falciatura dello strame (se almeno quest’anno non vi fosse scarsità di foraggio) sicché quel disgraziato del nuovo colono è proprio capitato bene. Per la trebbiatura credo non sia il caso di fare questioni, come pure per l’abbolizione del giogatico e così per il concorso da parte del padrone per l’ingrasso del maiale. Concessioni queste fatte già da parecchi proprietari per stare un poco in pace e che credo convenga fare a scanso di maggiori noie e per evitare la rovina del nuovo colono, che peggio non poteva capitare. Oramai questo diventa un ambiente impossibile. Diversi signori hanno già preso il largo e pare che diversi altri abbino intenzione di andarsene; così diventerà il paese della miseria. Cose sì spiacevoli ò creduto bene non comunicarle direttamente al sig. Pellegrino per risparmiargli una forte inquietudine. Lei poi che è così buona vorrà assumersi il difficile incarico.

Di Lei dev.mo obbl.mo

Antonio Bonavita.

FA transcription

Forlì, 11 luglio 1907 [AA, CAF, n° 1815; lettera]

Antonio Bonavita a Marietta Sabatini [manca la busta con l’indirizzo].

[Nota di Artusi] Forlì 11 Luglio 1907 | R 12 Detto | 13 Detto

Carissima Maria1

Sono di nuovo a infastidirla.

Qui vi è dell’agitazione da parte dei braccianti che si im-|pongono per sostituire il colono nella trebbiatura del grano2. | Ánno fissato da loro la tariffa di 25 centesimi per ogni | staio3 di grano trebbiato e sta tutta a carico del proprietario, | il colono poi deve pagare il vitto. Questa mattina dovevo trebbiare | in un podere coi braccianti avendo la Congregazione che è ammi-|nistrata da popolari stabilito così, pure ò atteso tutt’oggi senza | poter far nulla e così è avvenuto negli altri poderi perché il perso-|nalle delle macchine venuto a conoscenza che a Magliano in un | podere del C.te Mangelli si trebbiava coi coloni, tutti sono | corsi la per opporsi. Stante il grande apparato di forza sono | riusciti a trebbiare una bica4, ma ora la macchina non puo | piu moversi, causa l’invasione dei braccianti5. È già il secondo | caso. In quella benedetta Villa poi di S. Andrea che è una | delle più turbolenti vi è maggior scompiglio perché oltre la | questione dei braccianti per la trebbiatura, vi è quella dei coloni | per la riforma del patto6. Dove non sono state fatte le concessio-|ni che pretendono, non è permesso al colono, dalle leghe, la falcia-|tura dello strame (se almeno quest’anno non vi fosse scarsità di forag-|gio) sicchè quel disgraziato del nuovo colono7 è proprio capitato | bene. Per la trebbiatura credo non sia il caso di fare questioni, come pure per l’abbolizione del giogatico8 e così per il concorso | da parte del padrone per l’ingrasso del maiale. Concessioni queste | fatte già da parecchi proprietari per stare un poco in pace e che | credo convenga fare9 a scanso di maggiori noie e per evitare la rovi-|na del nuovo colono, che peggio non poteva capitare. ||

Oramai questo diventa un ambiente impossibile10. Diversi | signori hanno di gia preso il largo e pare che diversi altri | abbino intenzione di andarsene; così diventerà il paese | della miseria. Cose sì spiacevoli ò creduto bene non | comunicarle direttamente al Sigr Pellegrino per | risparmiargli una forte inquietudine. Lei poi | che è così buona vorrà assumersi il difficile | incarico11.

Di Lei

Forlì 11 luglio 1907.

Dev.mo Obbl.mo

Antonio Bonavita



1 Segue uno spazio di due righe. La nota di Artusi si trova sull’ultimo foglio, in alto a destra. La gamba di R[icevuto] sottolinea «12 Detto», al di sotto è scritto «13 Detto».

2 «braccianti che si im-|pongono per sostituire il colono nella trabbiatura del grano»] I braccianti manifestarono duramente affinché fosse abolita la pratica dello scambio delle opere. Si veda quanto riportato nell’Introduzione al volume Monica Alba, Giovanna Frosini, Domestici scrittori. Corrispondenza di Marietta Sabatini, Francesco Ruffilli e altri con Pellegrino Artusi, Sesto Fiorentino, Apice Libri, 2019, p. 11-37. Sulle lotte tra braccianti e mezzadri nel territorio forlivese si rimanda a Gabriella Tronconi, Giovanni Braschi e il partito popolare nel forlivese, Roma, Cinque lune 1975 (consultabile sul sito del Comune di Forlì) e a Pier Paolo D’Attorre - Massimo Lodovici, Le campagne forlivesi nell’età giolittiana, in Storia di Forlì, IV, L’età contemporanea, a cura di Angelo Varni, Bologna, Nuova Alfa, 1992, pp. 269-86.

3 «25 centesimi per ogni | staio»] Lo staio è un’unità di misura per il grano e i cereali.

4 «a trebbiare una bica»] Per bica si intende l’accumulo (di dimensione arbitraria) di grano o cereali prima della trebbiatura.

5 Le rivolte del 1907 nel forlivese furono tra le più turbolente: proprio la sommossa di Magliano, raccontata da Bonavita a Marietta, fu tra le più eclatanti. Si rimanda a quanto scritto nell'Introduzione al volume Monica Alba, Giovanna Frosini, Domestici scrittori. Corrispondenza di Marietta Sabatini, Francesco Ruffilli e altri con Pellegrino Artusi, Sesto Fiorentino, Apice Libri, 2019, p. 11-37.

6 «vi è quella dei coloni | per la riforma del patto»] La Fratellanza dei coloni forlivesi aveva inviato il proprio Memoriale ai proprietari terrieri per riformare il patto colonico. Pirini, colono di Sant’Andrea, lo aveva inviato ad Artusi il 14 gennaio 1907. Vedi AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (4-12): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25; Luigi Porini, colono di Pievesestina lo aveva inviato il 14 febbraio 1907: vedi AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (13-18): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25.

7 «quel disgraziato del nuovo colono»] Il contratto di colonia tra Pellegrino Artusi e il nuovo colono Giovanni Giunchi è datato 14 agosto 1907 (cfr. AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1824: «Contratto di colonia proprietario Pellegrino Artusi colono Giunchi Giovanni» (podere S. Andrea), fasc. 1 di cc. 4).

8 «del giogatico»] Contratto di locazione degli animali.

9 «che credo convenga fare»] Bonavita consiglia a Artusi di accettare alcune condizioni richieste dai mezzadri e dai braccianti, come l’abolizione dello scambio d’opera e del giogatico, e la divisione tra il padrone e il colono delle spese per l’ingrasso del maiale. Artusi, infatti, fece al nuovo colono delle concessioni; il contratto di colonia stipulato tra Artusi e Giunchi il 14 agosto 1907 era regolato sul sistema di mezzadria e sulle condizioni riportate dal Capitolato generale per la coltivazione a colonia dei fondi rustici del Comune di Forlì, approvato nella seduta consiliare del 24 gennaio 1902, con importanti modifiche. Vedi AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1824: «Contratto di colonia proprietario Pellegrino Artusi colono Giunchi Giovanni» (podere S. Andrea), fasc. 1 di cc. 4.

10 «Oramai questo diventa un ambiente impossibile»] In una lettera a Artusi, datata 20 luglio 1907, Bonavita continua a raccontare – questa volta direttamente al padrone – la situazione dei poderi. Si leggano le lettere n. 406 e n. 407.

11 «Lei poi | che è così buona vorrà assumersi il difficile | incarico»] Si deduce che Marietta, data la gravità della situazione, mise immediatamente a conoscenza Artusi dell’accaduto. Nella lettera, infatti, è presente l’appunto di ricevimento di Artusi: la lettera arrivò a Firenze il 12 luglio, mentre la risposta fu spedita il giorno seguente.

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