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Zattini (don) Luigi | 14/02/1908 | n.1776

Lettera | Emilia-Romagna

CCM Transcript

Bertinoro [FO] 14 febbraio 1908 (ore 21)

Cariss(im)o sig. zio

Stamane stava scrivendo a Lei quando suonate le 6½ mi son determinato di sospendere per andare a dir messa con intendimento di seguitare stassera. Alle 14¼ sento una scampanellata, guardo dalla fenestra del mio studiolo e veggo con sorpresa Leonida. Gli vado incontro per la scala e da lui ricevo la desiderata sua lettera, che mi mette quieto relativamente a quanto lei diceva nella mia recapitataLe ne’ primi di gennaio p(rossimo) p(assato) e mi consolano le die Lei buone notizie. Ora facendo seguito a quel che le dicevo stamane a mezzo dell’accluso fragmento. Arrivata Mariuccia con apposita vettura alla Badia dalle suore francescane dichiarò di non volere venire a casa ma di andare secretamente da mons. Vescovo e là farmi ricevere per trattare dei suoi interessi. Le suore mandarono ad avvertire mons. Vescovo il quale disse che non andasse, ed in pari tempo, secretamente, informarono della cosa anche me. Io dissi di persuaderla di venire a casa. Erano le ore 13 del 4 gennaio. Io non andai là per non notarla e anche perché non paresse che la volessi a casa per forza. Essa alle 15½ volle farsi accompagnare da mons. Vescovo il quale fece dire di non essere a casa. Intanto le suore fecero ripartire la vettura ed essa tornata al convento protestò che neanche i carabinieri l’avrebbero tolta di là. Fattasi sera le suore dissero di non aver posto per dormine ed un po sgarbatamente (pare) la misero alla porta consegnandola ad una donna di servizio perché l’accompagnasse quassù. Io tornai a casa dal Sem(inari)o alle 20¼, ove era andato per ragione di ministero, chiesi alla domestica se nulla aveva saputo di Mariuccia ed essa mi raccontò l’accaduto e mi disse che aveva cenato, preso il latte e s’era andata a letto perché stanca. L’andai subito a vedere e chiederle come stava e se nulla le occorresse, ma essa seriamente mi rispose di non aver bisogno di nulla. Nei dì seguenti, me presente, nulla diceva e pareva disinvolta ma la notte e quando io era fuori di casa, era un continuo lamentarsi con la domestica dei mali trattamenti avuti a Badia da me dal Vescovo e dalla Bina quando era qua da noi. Ma sentire le calunnie come le sapeva bene circostanziare e comentare con i fatti accaduti, chiunque non fosse stato ben informato delle cose avrebbe giudicato che Mariuccia è stata ed è una vittima del fratello verso di lei disinamorato e crudele che ha speso 700 per farla passare per matta mentre non lo è mai stata e tutti l’hanno detto, una vittima ancora della Bina che voleva farsi essa la padrona e tutti d’accordo contro di lei facendola patire la fame etc. e tante cose da non potersele immaginare e da non credersi che Mariuccia fu capace d’inventare e così bene discorrerle. Le dico il vero tante sere mentre io stava a sentire dietro l’uscio della camera, doveva scappare via per non irrompere dentro a sgridarla. L’assicuro che io non ho mai scattato e che Mariuccia non sa neanche che io sappia tutto quello che ha detto e va dicendo continuamente. È inutile! Essa è presa da mania di persecuzione da parte mia soltanto una volta e ora anche da parte di Bina. Bisogna che sempre dica sempre inventi a carico dell’uno o dell’altra e tutte le sue calunnie hanno quasi sempre per base una parola, un fatto, un qualche cosa di vero, ma travolto, malinteso, esagerato con tale una abilità, che bisogna proprio esserci ben dentro nelle cose per non crederle. Non va sera o alba del giorno che non abbia da fare i suoi sfoghi con la domestica, la quale (poveretta), sempre ascolta e tace per non contradirla. Aveva ragione la Bina di dirmi per lettera che era stato ben fortunato riguardo alla donna che mi aveva trovato, perché proprio è buona ed ha abbastanza capacità anche per lavorare. Si gode pace in casa perché non si fanno litigi, ma si vive nell’amarezza e si ha un gran pensiero per l’avvenire. Io porto sempre affetto alla sorella più che alla Malvina, ma non posso avere di lei quella stima che una volta io aveva, né metterla a parte di tutto quel che avviene riguardo agl’interessi ed a quel che mi succede giorno per giorno. La prudenza e la sfiducia me lo vietano. Ha pur bisogno l’uomo di una persona cui comunicare i propri pensiere, manifestare i suoi dispiaceri e sue pene e quasi direi consultare nei suoi dubbi per averne conforto e consiglio! Ma anche questo a me manca e mi trovo abbandonato entro le domestiche pareti. Mariuccia ha anche la mania di scrivere a modo suo e secondo le sue idee fisse. Da Cesenatico (l’ho imparato questi giorni da s(uo)r Giuseppina per lettera) Mariuccia scrisse una lettera a Nicola e fra le tante cose diceva contro di me essere che io le aveva fatto far testamento tutto a mio favore contro sua volontà. Cosa affatto falsa. Per questo ha tenuto per più di un mese silenzio con me non rispondendo neanche alle mie lettere. Non son molti giorni mi scriveva: «Rompo il ghiaccio dopo una lettera ricevuta da s(uo)r Giuseppina. Non ti dico la causa del mio silenzio per non mettere legna al fuoco. Se lo vuoi sapere passa da suor Giuseppina che ti dirà tutto». Fu allora che io scrissi a s(uo)r Giuseppina per saperlo ed essa mi riferì quanto ho detto più sopra. Di qui ho potuto meglio persuadermi ove sia basato l’affetto di mio fratello per me e quale stima abbia di me. Io non gli ho risposto, né gli scriverò più che per dirgli che non so che farmene dell’affetto suo a causa d’interesse né della sua stima inferiore a quella che ha d’una povera sorella mentalmente ammalata. Altre lettere ha scritto Mariuccia a mia insaputa e Dio sa quante cose false conterranno a carico mio e forse anche della Bina contro la quale addimostra molto rancore. Penserà il Signore in ogni caso a far venire a gala l’innocenza. L’altro ieri ebbi una improvisa visita poco gradita di Malvina, che ora sta a Forlì, ed è rimasta qui (per grazia di Dio) solo 36 ore. Matta anche lei, era venuta perché aveva una serva da darmi, che faceva per me, invece di quella che mi ha mandato la Bina. E qui dicerie contro la Bina stessa dicendo che è stata la ruina della casa e che gliela pagherà. Voleva che prendessi un fattore che essa conosceva, invece del mio contadino che da 26 anni è sotto di me e mi serve anche da fattore, una perla di galantuomo. Disse poi tanto male del di Lei fattore e ministro e fece tante storie anche di cotesta Marietta, che io dovetti chiudermi in camera per non sentire più nulla. La Mariuccia volle l’indirizzo suo per scrivere a Lei, non so poi che cosa. Veda un poco, caro zio, che io mi trovo proprio tra due fuochi, che mai cessano di crucciarmi. Che bella vita eh! è questa mia. Tutta la mia speranza è al di là della tomba. Questo è il mio conforto. Stavolta mo’ non si lamenterà che sia stato parco di tutt’altro anche troppe e sconfortanti notizie. Prego ritornare saluti a Marietta ed a Francesco. A Lei un affettuoso saluto dal sempre aff(ettuosissi)mo suo nipote d(on) Luigi.

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