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Salvini Tommaso | 30/05/1901 | n.1590

Lettera | Toscana

CCM Transcript

Firenze 30 Maggio 1901

Gino Capponi 17

Egregio signore

Vorrei ben sapere in qual modo un solo individuo può rialzare le sorti miserevoli di un arte! Sono sogni, poesie proprie delle menti italiane che vagano spesso nello spazio. Se l’arte è ridotta a sì umile e riprovevole condizione, non è colpa di quei disgraziati che l’esercitano in ogni forma e maniera per vivere; essi non fanno che dare al pubblico, quanto, in generale, alletta e solletica i sensi, perché a questo pubblico altro non si può fargli accettare. Interviene assai più alle pochades che ad un opera d’arte, perché ride, e non pensa. Nei paesi, che noi chiamiamo barbari, e non so con quanta giustizia, vi sono teatri sovvenzionati dal Governo al quale sta a cuore l’educazione e l’istruzione popolare, e impone quelle tali composizioni che servono a questo scopo. Poco monta se a questo scopo ne va di mezzo l’interesse. Esso ottiene il suo intento e gli basta. Come può far questo un particolare, o un artista? Sono sogni! Sono chimere! Ciò ch’Ella lamenta, lo lamento da molto tempo ancor’io, e forse, me lo perdoni, più intensamente di Lei, ma se l’arte mia ha giovato e giova a gli stranieri (che lo hanno dichiarato più volte) non gioverebbe in Italia dove tutto è considerato superficialmente e con estrema apatia. Il gusto e l’amore per la grand’arte, da noi, bisogna imporlo, e non è per certo, un solo individuo che può raggiungere la meta. Abbiamo un esempio recente… Novelli a Roma!!! Che può dirmi su questo fatto? Mi creda suo devoto Tomm(aso) Salvini.

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