Ruffilli Francesco | 30/07/1908 | n.1564
CCM Transcript
Firenze 30 luglio 1908
Pregg.mo sig. padrone
Oh ricevuto la sua cartolina e sento con piacere che stanno tutti bene, io pure non ce male, solo le dirrò che e un caldo soffocanto che non si rispira da nessuna parte; andare a dormire il giorno e lo stesso che andare a fare un bagno, il meglio che si stia è la sera o la notte che si sta li seduti sul portone con Rossi e i portiere e cameriere Emilio degli Uzielli che si a il coraggio di fare anche le due dopo mezzanotte, così si sta in guardia di questi tanti ladri che ci sono. Sto inpratica per i pomodori per la conserva, ma sono sempre un po cari; non so il pensare con questo caldo, a fare bollire il caldaio, che mi coccero in cucina. Laltro giorno vidi quello della legna e gli dissi che mettesse in ordine i fasinotti, che quando lei mi darrà lordine, disse che lui a tutto pronto. Laltra sera vidi quel uomo grande che sta dal sig. Bemporad che si parlava dei libri, mi disse che crede che ce ne sia piu pochi; come saprà anche dalla «nazione» il signor Bemporad ora non piu cavaliere ma comandatore, così mi disse quello impiegato, ora si trova a Viareggio colla famiglia. L’altro giorno o spedito il pacco dei libri a quel Bertoni, è stamani e venutto una lettera a suo indirizzo da Giuseppe Fogola di Ancona, io vedendo che è un libraio lo aperta, dove diceva che si fosse spedito subito un pacco di libri, e insieme alla lettera cera pure una vaglia della Banca d’Iitalia di 32 £, e io ho fatto subito il pacco e mezzogiorno lo spedito, che a quell’ora fresca non cio trovato nessuno; guardavo oggi che fra i tre pacchi assegni e venduti in casa, mi pare che ammontano un ottantacinque o ottantasei, se non i sbalio, in un mese di luglio. In quanto Litala ora suda per il caldo, ma non per il lavoro, che va al suo banco il dopo mezzogiorno ci starrà un ora dice e poi ritorna a casa, non ce nulla daffare. Nulla piu cio di novo da dirle, resto col salutarlo indistintamente come i sig. Cavina, e Giulietta, Marietta e Giulia suo servo Francesco R.
P. S. Riguardo a mia sorella mi scrivano da casa sempre le solite cose, che disgrazia citoccherà perdere la scuola, che ora guadagnava mille quattrocento all’anno.
FA transcription
Firenze, 30 luglio 1908 [AA, CAF, n° 1564; lettera]
Francesco Ruffilli a Pellegrino Artusi [manca la busta con l’indirizzo].
[Manca la nota di ricevimento di Artusi]
Firenze 30 Luglio 1908.
Preggmo. Sign. Padrone
Oh riccevuto la sua | cartolina e sento con piacere | che stanno tutti bene, io pure | non ce male, solo le dirrò che | e un caldo soffocante che non | si rispira da nessuna parte; | andare a dormire il giorno e lo=|stesso che andare a fare un bagno. | il meglio che si stia è la sera | o la notte che si sta li seduti | sul portone con Rossi <il> e i portiere[1] | e cameriere Emilio degli Uzielli[2] | che si a il corraggio di fare | anche le due dopo mezzanotte, | cosi si sta in guardia di questi | tanti ladri che ci sono. || Sto inpratica per i pomodori | per la conserva, ma sono sempre | un po cari; non so il pensare | con questo caldo, a fare bollire | il caldaio. che mi[3] coccerò in cucina \\.// | Laltro giorno vidi quello della | legna e gli dissi che mettesse in-|ordine i fasinotti, che quando lei | mi darrà lordine; disse che lui a | tutto pronto. Laltra sera vidi | \quel/[4] uomo grande che sta dal Sig. | Bemporad che si parlava dei | libri, mi disse che crede che ce | ne sia piu pochi; come saprà | anche dalla nazione il Signor | Bemporad ora non piu Cavaliere | ma Comandatore, cosi mi disse | quello impiegato, ora si trova a || Viareggio colla famiglia
L’altro giorno o spedito il | pacco dei libri a quel Bertoni[5], | è stamani e venuto una lettera | a suo indirizzo da Giuseppe Fogola | di Ancona, io vedendo che <l>e un | libraio lo aperta[6], dove diceva | che si fosse spedito subito un | pacco libri, e <q> insieme alla | lettera cera pure un vaglia | della Banca D’Italia di | 32. £, e io o fatto subito il | pacco e amezzogiorno lo spedi-|to, che a quell’ora fresca[7] non | ciò trov\v/ato[8] nessuno; guardavo | oggi che fra i tre pacchi assegni | e venduti in casa, mi pare che | ammontano un ottantacinque o | ottantasei, se non i sbalio, | in un Mese di Luglio ||
In quanto Litala ora suda | per il caldo, ma non per il | lavoro, che va al suo banco | il dopo mezzogiorno ci starrà | un ora dice e poi ritorna a | casa, non ce nulla daffare, | Nulla piu cio di novo | da dirle, resto col salutarlo | indistintamente, come i Sig. | Cavina, e Giulietta, Marietta | e Giulia
suo servo
Francesco R.
P.S. Riguardo a mia sorella[9] | mi scrivano da casa sempre | le solite cose, che disgrazia | ci toccherà perdere la scuola, che | ora guadagnava <mille 9 L’Anno> | mille quattrocento | all’Anno[10]
[1] La prima -r- sembra inserita in un secondo momento.
[2] Come si ricava dallo Stradario [CF 5199] 1900-1901 del Primo Mandamento S. Croce, conservato presso l’Archivio del Comune di Firenze, gli eredi degli Uzielli abitavano al civico 26.
[3] m- corretta su altra lettera.
[4] Aggiunto nel soprarrigo, con un segno d’inserimento.
[5] «pacco dei libri a quel Bertoni»] G.B. (probabilmente Giovan Battista) Bertoni è un libraio di Mantova, di cui Francesco scrive anche nella lettera n° 1562 (AA, CAF, n° 1562). Come si intuisce dalla cartolina n° 311 (AA, CAF, n° 311), Bertoni scrive a Artusi per chiedere se fosse pronta la nuova edizione della Scienza nell’eventualità di effettuare un nuovo ordine. Ordine che, da quanto si apprende dalla lettera di Francesco, deve essere successivamente avvenuto. Nel 1908 è stata pubblicata la dodicesima edizione della Scienza in cucina.
[6] La -a è probabilmente corretta su -o.
[7] Francesco è ironico.
[8] -v- riscritta nel soprarrigo per chiarezza.
[9] «Riguardo a mia sorella»] La sorella Pia era maestra. Si veda Piero Camporesi - Laila Tentoni, Artusi, Pellegrino lungo la via Forlimpopoli-Firenze-Forlimpopoli, in Pellegrino Artusi e la sua Romagna, a cura di Piero Camporesi, Laila Tentoni e Luciana Cacciaguerra, prefazione di Alberto Capatti, Forlimpopoli, Casa Artusi Editore, 2012, p. 35.
[10] La lettera è scritta il 30 luglio, Francesco può quindi fare un bilancio dei libri venduti: il bilancio è più che positivo, dal momento che in un solo mese è riuscito a eseguire più di ottantacinque spedizioni. In questa lettera Francesco assume un tono ironico, come accade spesso nei confronti di Itala, di cui denuncia polemicamente la pigrizia.