Righi Carlo | 01/05/1906 | n.1481
CCM Transcript
Faenza [RA] 1 maggio 1906
Carlo Righi – Faenza
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Egregio sig Artusi - Firenze
Ecco sommariamente il testamento del c(on)te Casalini. Nomina usufruttuaria del capitale la bambina di 12 anni Renata Casalini, coll’obbligo di restare sotto la vigilanza dell’Emma Comelli (che era la sua donna di casa). Dichiara in un codicillo che non si cerchino danari, né oggetti di valore, dei quali ne aveva già disposti in vita per beneficenza (si vuole invece che questo codicillo sia stato aggiunto dalla Comelli, o chi per essa per nascondere un paio di centinaia di mila lire, tratte dalla vendita di fondi, non ché dei palazzi di via Lamarmora, costì. Fatto sta che di tale beneficenza, non se ne ha traccia). Morendo l’Emma Comelli, deve esser sepolta vicino a lui. La salma del Casalini, come da suo ordine, deve essere messa in due casse vestita del saio dei frati cappuccini. Si debbono dire 50 messe all’anno «al minor prezzo possibile». Una lampada deve essere eternamente accesa (Si vede che anche da morto ha paura dei ladri!). Se la figlia legittima e la Renata muoiono senza figli, la Congregaz(ione) di Carità di Faenza, avrà £ 50.000: l’ospedale £ 20.000, due cugini 100 lire mensili ciascuno; il resto del capitale per l’erezione di un asilo, Casalini, da erigersi nella villa Baruzzi a Bologna, p(er) ricoverare fanciulli poveri di Faenza (si figuri che uno di questi cugini che deve sperare nell’eredità, ha 50 anni, ed avrà le 100 lire mensili se la bambina Renata morirà senza figli. Cosicché calcolando che la bambina muoia a 80 anni, il cugino entra in diritto dell’eredità a 130 anni!). La Emma Comelli poi è amministratrice del patrimonio sino alla maggiore età della bambina Renata, dimodoché in 9 anni che mancano ai 21, può far sparire il resto del patrimonio che oggi si fa ascendere ad 1 milione. La bambina Renata fu raccolta da lui, solo perché portava per caso il nome di Casalini, e il testamento finisce con queste testuali parole dirette alla bambina: «Ti presento tuo padre, e tuo zio, come i più grandi manigoldi di questa terra, che mi hanno dato delle noie in vita, e che ti proibisco assolutamente di conoscere e di ricevere». È un testamento abbastanza ridicolo. Colgo l’occasione per ringraziarla sentitamente del gentile invito fattomi ier l’altro. Presenti per me i miei rispettosi saluti alla signorina Sina e all’altra signorina, e lei accolga i miei saluti più sinceri e sentiti. Di lei dev.mo Carlo Righi.