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Paladuri Isabella | 09/01/1906 | n.1393

Lettera | Liguria

CCM Transcript

Spezia 9 gennaio 1904

Gentilissimo signore

Grazie infinite delle dosi. È curiosa che il modo di fare le copate sia complicato, io le dirò come le ho fatte e da chi le ho imparate. I miei nonni erano senesi, e la nonna era parente dei Mari che avevano una farmacia rinomata, e facevano tutti i dolci senesi. Io vedevo il nonno farle, e così (molto a caso) le ho fatte. Il miele si fa liquefare e bollire, quando bolle si gettano dentro le noci, o le mandorle, e si fa tutto bollire, rimestando sempre perché non bruci, qui è la difficoltà di prendere il punto giusto di cottura, poi sopra una tavola di marmo si distenderano le ostie fatte così [disegno. Si facevano due monticini di pasta di copate, e con sveltezza si copriva con un'altra ostia e si premeva con un fondo di bicchiere perché venissero sottili circa 4 o 5 millimetri e rotondi. Quando erano diaccie si tagliavano con le forbici in due dischi ogni ostia. Io sono ora in letto con la influenza appena guarita le provo, e le farò sapere l’esito. Gli anaci io non ricordo di averli mai sentiti nelle copate. Se altre volte ella avesse da procurarmi il piacere di una sua lettera, il mio indirizzo a Spezia è Casa della Torre, ma mio marito essendo il chirurgo primario dello Ospedale Civile, è conosciuto e basta il solo nome. Sono ben felice di avere avuta occasione di scambiare lettere con lei, che è per il suo libro diventato un amico di casa, al quale si ricorre sempre. E il gran vantaggio del suo libro, è la chiarezza, la semplicità, e la sicurezza delle ricette. Con il suo libro se si ha una persona precisa, pulita e che sappia leggere, si è sicuri di farne una brava donna di cucina, senza nessuna fatica. Si abbia i miei saluti e ringraziamenti Isabella Paladini.

P.S. Scusi la lettera sconnessa ma ho la testa in pezzi dal dolore.

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